Presso l’Accademia Tadini di Lovere, in omaggio al settecentesimo anniversario della morte del poeta Dante Alighieri, sono esposte due versioni settecento-ottocentesche del celeberrimo libro, la “Commedia”. 

Il conte scrisse nella premessa al libro “Salmi inni e cantici cristiani” (poi posti in musica dai maestri Giuseppe Gazzaniga e Stefano Pauesi) pubblicato nel 1818 presso Antonio Ronna, la sua scelta dedicata alla “Commedia”: “L’Inferno, il Paradiso, il Purgatorio formano il poema del Divino Dante, e la Gerusalemme liberata quello del Tasso: poeti, che in carattere diverso sono i modelli della sublime epopea”. 

Data la sua attenzione per Dante, Tadini acquistò due edizioni del più famoso libro del poeta fiorentino. Una curata dal frate francescano Baldassarre Lombardi, pubblicata presso Antonio Fulgoni a Roma dal 1791; l’altra curata da Luigi Fantoni, pubblicata a Roma presso Casa Fantoni nel 1820. Scopo del conte era procurarsi un testo filologicamente corretto, basato su una fonte attendibile, o considerata tale.

Nel caso del lavoro curato da Lombardi, la fonte era un’edizione a stampa detta Nidobeatina, pubblicata a Milano nel 1478; nel caso di Fantoni, ultimo erede della casata di famosi intagliatori, era un manoscritto del Trecento che sembrava coincidere con una trascrizione autografa curata da Giovanni Boccaccio, e data in dono a Francesco Petrarca che vi avrebbe aggiunto delle annotazioni. L’acquisto dei testi testimonia anche un rinnovato interesse per Dante che si riproponeva ciclicamente nel tempo. Oltre ai testi scritti, in esposizione si può ammirare un busto in gesso di Alighieri, copia dell’opera di Vincenzo Vela di cui sono note alcune varianti. Il sommo Poeta è ritratto in meditazione sui destini della patria, Firenze. Il busto dantesco, assieme ai ritratti di Alessandro Manzoni e di Gaetano Donizetti, era stato donato dallo scultore Daniele Capitanio al Museo del Risorgimento di Lovere che si stata costituendo. Dante così veniva accostato a coloro che volevano la costituzione dell’Unità d’Italia. 

L’Accademia Tadini è un vero gioiello. Nata da una triste storia familiare, di cui ben raccontano le ottime guide della Fondazione Tadini, sia della famiglia d’origine del conte, sia per la propria, funestata dalla morte dell’unico figlio, riunisce opere di Antonio Canova (la “Stele Tadini”), di Jacopo Negretti, meglio noto come Palma il giovane di cui la bellissima “Sacra conversazione” del 1580 circa, oltre ad esempio a “Ritratto di uomo con boccale” di Giacomo Cerutti – il Pitocchetto -, la “Madonna con il Bambino” nota anche come “Madonna Tadini” di Jacopo Bellini, olio su tela trasportato su tavola intorno al 1450, il “Ritratto di patrizio veneziano” di Domenico Tintoretto, lavori di Vincenzo e Francesco Hayez, pezzi risorgimentali e di arte moderna. E tanti altri gioielli tutti da scoprire.

Alessia Biasiolo


Fino al 29 agosto 2021
Due commedie per il conte
VII centenario della morte di Dante Alighieri
Lovere, Accademia di belle arti Tadini, Biblioteca storica

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