4 novembre
Il logo realizzato per le celebrazioni del centenario del Milite Ignoto.

Si festeggia come ogni anno il 4 novembre la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, una celebrazione di grande rilevanza storica che è anche “festa nazionale” (ma non è un giorno festivo) in cui moltissime amministrazioni cittadine organizzano manifestazioni più o meno grandi che finiscono tutte di fronte al monumento dei caduti della prima guerra mondiale.

Il 4 novembre non è mai stato in tempi recenti un tripudio di festeggiamenti ma quest’anno cade il centenario del Milite ignoto, il soldato tumulato all’altare della patria che, ancora oggi, unisce l’Italia.

4 novembre
Mattarella depone una corona d’alloro al cimitero degli Eroi di Aquileia e a Redipuglia

Dalla Giornata dell’Unità Nazionale al Milite ignoto

La giornata fu istituita nel 1919 per commemorare la vittoria italiana nella Grande Guerra nonché per festeggiare l’annessione di alcuni territori che erano dell’Impero Austro Ungarico (Trento e Trieste in particolare) che, secondo la volontà degli allora governanti, dovevano rientrare nel possesso del Regno d’Italia e quindi concludere definitivamente il processo di unificazione nazionale iniziato con il Risorgimento.

Il 3 novembre 1918 venne firmato l’armistizio di Villa Giusti i cui accordi entrarono in vigore il giorno successivo (il 4 novembre, dalle ore 15:00) e assegnavano al Regno d’Italia alcuni territori definiti nel Patto di Londra, stipulato nel 1915. Queste aree comprendevano, a grandi linee, l’espansione del Regno verso nord fino al passo del Brennero e verso est fino ad arrivare poco oltre la penisola istriana. Alla Conferenza di Parigi (gennaio 1919), però, le zone ad est non vennero cedute al Regno d’Italia e rimasero in favore del neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni.

Il Regno d’Italia si ritrovò dunque in possesso della zona del Trentino, dell’Alto Adige e della valle dell’Isarco, dove la popolazione stentava a parlare italiano, ma non dell’Istria dove, anche per motivi storico-linguistici, l’etnia era affine e anche più legata all’Italia. Che fosse o meno l’unificazione desiderata venne comunque scelto il 4 novembre come data simbolica per celebrare il “completamento” territoriale nazionale …o almeno quello che si era potuto ottenere.

La prima guerra mondiale è stato anche il primo conflitto che ha visto l’Italia unita sotto il tricolore (quello con lo stemma dei Savoia) ma soprattutto è stato combattuto da soldati provenienti da tutte le regioni della penisola, un tributo che costò 650.000 morti (le stime oscillano tra 460mila e 650mila) e più di un milione di feriti tra i militari, senza dimenticare le circa 580mila vittime civili.

Appunto per non dimenticare il pesante dazio di vite dei combattenti la festa si chiama ancora oggi Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Vi fu un breve periodo durante il fascismo in cui il nome venne cambiato in “Anniversario della Vittoria” per evidenti motivi propagandistici, ma nel 1949 tornò al nome e al significato originale.

Il milite ignoto

Per consolidare, celebrare e amplificare il senso di unità nazionale di fronte al bilancio tragico della conclusione della prima guerra mondiale venne ideata una delle più riuscite operazioni d’immagine della storia italiana: la tumulazione del Milite ignoto.

In uno scenario politico difficile e con una nazione ancora pesantemente segnata dalla guerra il Governo di allora ideò dall’agosto del 1921 al 4 novembre dello stesso anno un’operazione fatta di riti civili e religiosi che vide, nella pratica, l’individuazione di 11 corpi di militari che fossero irriconoscibili e caduti in altrettanti luoghi simbolici della guerra, una donna (Maria Maddalena Blasizza) venne incaricata di scegliere tra questi quello che sarebbe poi stato trasportato con un particolare treno fino a Roma dove alla presenza delle massime autorità nazionali sarebbe stato sepolto nel massimo simbolo del Risorgimento, il monumento a Vittorio Emanuele II di Savoia, conosciuto come Vittoriano o Altare della Patria.

La storia del Milite Ignoto meriterebbe un approfondimento più ampio ma rimandiamo il lettore al racconto magistralmente narrato da Nicola Maranesi e Marco Mondin in una produzione RAI “L’ultimo eroe. Viaggio nell’Italia del Milite Ignoto” (disponibile gratuitamente su RaiPlay).

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Centenario del Milite Ignoto: il treno celebrativo alla Stazione Termini – Foto: Difesa

La narrazione sul Milite Ignoto fu talmente efficace che qualche tempo dopo l’Italia fascista ne fece uno dei principali simboli e ancora oggi tutti noi riconosciamo in lui il sacrificio collettivo dei militari italiani caduti in uno dei più atroci conflitti della nostra storia. Oggi incarna anche la rappresentazione estesa di tutti i militari caduti di ogni tempo e in tutti i conflitti o operazioni di guerra (o di pace).

Cosa rimane oggi della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate

Il concetto di “unità nazionale” ai giorni nostri appare un po’ anacronistico e probabilmente per alcuni non reggeva nemmeno nel 1918. Sull’unità nazionale ci sarebbe molto da dire e si potrebbero trovare opinioni contrapposte, e rispettabilissime entrambe, sul fatto che l’Italia sia o meno un’unico corpo nazionale.

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Il monumento ai caduti della Batteria Masotto a Messina imbrattato nel 2019.

Di fatto i confini non sono cambiati dal secondo dopoguerra ad oggi e non ci sono tensioni rilevanti che possano realmente ridisegnare la forma della parte alta dello stivale. Atti vandalici a parte ci sono certamente opinioni secessioniste e desideri di indipendenza ma nulla che vada oltre un civile dibattito e, ad ogni modo, non sembra ci sia all’orizzonte un reale rischio paragonabile, per esempio, alla crisi della Crimea del 2014.

Le Forze Armate esistevano già il 4 novembre 1918 come Regio Esercito, Regia Marina a cui si aggiunsero nel 1923 la Regia Aeronautica e la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Al termine della seconda guerra mondiale, con la Repubblica e l’istituzione del Ministero della difesa cambiarono i nomi ma, come comprensibile, non i concetti di base.

Nei decenni ci sono stati alcuni importanti processi di riforma (tra cui l’abolizione della leva obbligatoria e l’accesso alle donne) e ai giorni nostri le forze armate sono reparti altamente specializzati impegnati sia in Italia che all’estero con funzioni di sicurezza e pacificazione.

Le Forze armate sono formate: dall’Esercito Italiano, dalla Marina Militare, dall‘Aeronautica Militare e dall’Arma dei Carabinieri. La Guardia di Finanza è un Corpo Armato e ci sono altri quattro corpi ausiliari che per lo più operano in abito sanitario (Corpo militare volontario della Croce Rossa Italiana, Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, Corpo militare dell’Esercito Italiano del sovrano militare ordine di Malta, Corpo delle infermiere volontarie dell’ACISMOM e Ordinariato militare).

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Un militare dell’Esercito impegnato a Milano nell’operazione Strade sicure.

Il rapporto dei cittadini con le Forze Armate è variegato. Tralasciando la sterminata letteratura delle barzellette sui Carabinieri, tutto sommato innocue, secondo il 33° Rapporto Italia 2021 dell’Eurispes i gendarmi hanno un indice di “gradimento” del 64,7%, il più basso tra le forze armate. I militari della Marina sono i più apprezzati con il 73,6% seguiti dall’aeronautica (72,6%) e dall’Esercito (71,5%). Sotto il 70% (67,7%) anche la Guardia di Finanza. Cifre non molto lusinghiere che non rendono abbastanza merito dell’operato svolto in Italia e all’estero.

Come abbiamo accennato la cosa che probabilmente trascina la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate ai giorni nostri è la simbologia del Milite Ignoto, il suo significato negli anni si è poi allargato nel sentimento popolare fino ad abbracciare tutti i caduti nei vari scenari di guerra.

Dall’avvento della Repubblica la Costituzione non consente di dichiarare una guerra d’aggressione, ciononostante l’Italia repubblicana, che fortunatamente non ha mai avuto il bisogno di difendersi da un’invasione, è impegnata in missioni di peacekeeping all’estero dove, purtroppo, capita di subire aggressioni o attentati. È rimasto nella memoria collettiva quello a Nassiriya del 2003 in cui persero la vita 17 militari (12 dei carabinieri, 5 dell’esercito) ma sono circa 180 i caduti italiani dal 1949 ad oggi, ultimo in ordine cronologico è Vittorio Iacovacci, Carabiniere ucciso nel tentativo di impedire il sequestro dell’Ambasciatore Attanasio il 22 febbraio di quest’anno.

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