Si stanno concludendo i lavori dei Vigili del Fuoco di Milano dopo l’incendio alla Torre Moro di via Antonini. Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Pasquale hanno aperto un fascicolo per disastro colposo.
Oltre ad accertare le cause del rogo, il cortocircuito sembra l’ipotesi probabile, l’attenzione si sta spostando in particolare, come avevamo accennato, sulle problematiche dell’impianto antincendio e sui materiali che componevano le facciate e che hanno preso fuoco in pochissimi minuti.
L’impianto antincendio
Da quanto hanno accertato in via preliminare dagli inquirenti le “bocchette” erano da attivare manualmente e sembra che in effetti siano state azionate. Hanno funzionavano correttamente fino al quinto piano, dal quinto e il decimo non si sono attivate, mentre nei piani più alti, tra il decimo e il diciottesimo, si sono aperte solo parzialmente.
Nei due piani interrati, invece, gli erogatori automatici si sono azionati per spegnere le fiamme.
La facciata esterna

Dalle ricostruzioni del Vigili del Fuoco ora sappiamo che le fiamme si sono sviluppate prima sulla facciata (rivestimento esterno) per poi propagarsi all’interno dell’edificio. Le indagini si concentreranno sulla qualità dei materiali utilizzati per i pannelli esterni e, soprattutto, se fossero rispettate le norme al momento della costruzione nonché le successive indicazioni o aggiornamenti.
Secondo gli inquirenti, i pannelli di rivestimento del grattacielo milanese sono “bruciati come il cartone”, il materiale con cui sono stati realizzati non era ignifugo e nemmeno resistente al fuoco. “Io non so che materiale sia stato utilizzato – ha dichiarato professor Angelo Lucchini, docente di Architettura tecnica al Politecnico di Milano – per il rivestimento. La cosa evidente è la sua notevole reattività al fuoco, dato che l’incendio si è esteso in brevissimo tempo ai livelli inferiori di entrambe le facciate principali”.
La norma di riferimento più moderna è quella del 2019 (decreto legge del 25 gennaio 2019) che rende obbligatorie le linee guida del 2013 e che si applica anche alle facciate. Per gli edifici “di vecchia costruzione” la materia è particolarmente complessa con normative e leggi che si susseguono negli anni e che puntano tutte ad una legge del 1982. Qualunque sia la tipologia tecnica gli esperti puntano il dito sul mancato adeguamento previsto dal Decreto ministeriale del 2019 che imporrebbe, anche per le facciate, l’eventuale rifacimento con materiali con caratteristiche conformi.
La Procura ha anche chiarito che la normativa sulla sicurezza delle facciate degli edifici è «molto recente», perché «le facciate» di rivestimento, ossia i “cappotti termici” come quello presente nella Torre dei Moro, sono state «molto sottovalutate fino a quando non è avvenuta la tragedia di Londra», ossia l’incendio della Grenfell Tower nel 2017.
Chi rimborserà i danni?
“La disciplina sull’antincendio che in teoria dovrebbe coprire anche situazioni come questa, di fatto manca una norma ad hoc” ha affermato l’avvocato Nicola Frivoli del Comitato Scientifico del portale Condominio e Locazione di Giuffrè Francis Lefebvre a Il Corriere della Sera.
“L’art. 1669 del codice civile – ha precisato Nicola Frivoli – stabilisce proprio la responsabilità dell’appaltatore per la rovina o i gravi difetti di edifici o immobili di lunga durata, che si manifestino però nel corso di 10 anni dal loro compimento. La Torre dei Mori è stata costruita tra il 2006 e il 2011, sono già trascorsi dunque i 10 anni dalla fine dei lavori”.
Potrebbero essere considerati responsabili le ditte che hanno fornito i materiali nel caso in cui ci fossero discordanze tra i materiali dichiarati nel capitolato dei lavori depositato in Comune e quelli effettivamente posati. Infine verranno accertate anche le responsabilità dell’amministratore del condominio per l’eventuale mancata manutenzione dell’impianto antincendio antincendio all’interno dello stabile.