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Carceri, tasso di affollamento al 130,6%. In 4 penitenziari lombardi superato il 190%

A San Vittore, Brescia-Canton Mombello, Busto Arsizio e Como situazioni esplosive.

Al 30 giugno 2024 erano presenti nelle nostre carceri 61.480 detenuti in 51.234 posti detentivi regolamentari. Le donne erano 2.682, il 4,4% dei presenti, mentre gli stranieri erano 19.213, il 31,3%. Sono dati più che allarmanti quelli fotografati nel dossier di Antigone, associazione che dal 1991 si occupa del sistema Penitenziario e penale italiano.

Il tasso di affollamento ufficiale medio è del 120%. La capienza regolamentare, su cui è calcolato il tasso di affollamento ufficiale, non tiene conto dei posti non disponibili, che al 17 giugno 2024 erano in totale 4.123 e di conseguenza il tasso di affollamento reale del nostro sistema penitenziario è ormai del 130,6%.

4.000 detenuti in più, raggiunto il livello di guardia

Una situazione drammatica aggravata ancor di più dalla spietatezza dei numeri. Sono ormai 56 gli istituti in cui il tasso di affollamento è superiore al 150% e ben 8 quelli in cui è superiore al 190%: Milano San Vittore maschile (227,3%), Brescia Canton Monbello (207,1%), Foggia (199,7%), Taranto (194,4%), Potenza (192,3%), Busto Arsizio (192,1%), Como (191,6%) e Milano San Vittore femminile (190,7%).

Il sovraffollamento non risparmia neanche gli istituti penali per minorenni (IPM), che per la prima volta registrano questa problematica. 

“4.000 detenuti in più in solo 12 mesi, il livello di sovraffollamento raggiunto nelle carceri italiane è ormai ai livelli di guardia”. Un aumento che preoccupa, aggrava la situazione di vita dei detenuti ma anche degli educatori e di chi è preposto a garantire l’ordine all’interno delle strutture detentive.

Le carceri scoppiano. In Lombardia 4 strutture registrano un tasso di sovraffollamento superiore al 190%
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio

Il Dl Nordio rischia di peggiorare la situazione carceraria

“Le carceri scoppieranno molto di più quando sarà votato il disegno di legge governativo n. 1660 che prevede ulteriori nuovi reati e aumenti di pene” ha scritto nel suo blog Susanna Marietti, coordinatrice di Antigone.

“Tra questi, il reato di rivolta penitenziaria, che si configura anche di fronte alla resistenza passiva a un ordine di qualsiasi tipo (dunque non per forza legittimo). Un detenuto che non vuole uscire dalla cella o che rifiuta il cibo, senza far del male a nessuno, è passibile di condanna fino a otto anni ulteriori di carcere”.

“I pochi spazi di libertà che residuano a chi si trova in un carcere sono polverizzati da una norma tirannica e ricattatoria. Che inevitabilmente di fronte a vessazioni piccole o grandi subite – fino alle violenze che finalmente negli ultimi anni cominciavano ad arrivare nelle aule dei tribunali – metterà la persona detenuta nella soggezione di non denunciare”.

Il detenuto è sempre più un numero anziché una persona

“Questa situazione ormai diffusa – dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – non è un elemento trascurabile se si parla di sistema penitenziario. Un carcere dove il numero delle persone detenute è superiore ai posti regolamentari è un carcere dove si vive male, dove non sono garantiti solo gli spazi ma anche l’accesso alle attività, in primis quelle lavorative”.

Le carceri scoppiano. In Lombardia 4 strutture registrano un tasso di sovraffollamento superiore al 190%
Il presidente di Antigone, Patrizio Gonella

“Un carcere sovraffollato è un luogo dove anche gli operatori fanno più fatica a lavorare, dove l’attenzione per le fragilità di molte persone detenute non riescono ad essere intercettate o seguite come meriterebbero.

Laddove esistono situazioni di grave sovraffollamento il detenuto è sempre più anonimo, sempre più un numero anziché una persona”. 

Nelle carceri 27% delle celle lo spazio non supera i 3mq a persona

Dalle 88 visite svolte dall’Osservatorio di Antigone negli ultimi 12 mesi risulta che nel 27,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3mq a testa di spazio calpestabile.

“Di fronte ad eventi di cronaca, sempre catalogati come ‘emergenze’ – è scritto nel rapporto –, l’attuale governo ha adottato una risposta di stampo securitario e repressivo con l’emanazione di Decreti Legge o proposte di legge che cercherebbero di risolvere l’insicurezza sociale percepita con l’introduzione di molte nuove fattispecie di reato e l’incremento del ricorso alla custodia cautelare.

Sono misure, alcune simboliche altre di grande impatto repressivo, che colpiscono prevalentemente le fasce di popolazione più vulnerabili (minori, tossicodipendenti, appartenenti a minoranze etniche) aggravando peraltro il tasso di sovraffollamento carcerario e le condizioni di vita detentive, già al di sotto di standard adeguati.

In calo la presenza di detenuti stranieri

Gli stranieri nelle carceri italiane costituiscono oggi il 31,2% della popolazione complessiva totale. Erano il 33,4% dieci anni fa, al 30 giugno 2014. Le nazioni più rappresentate sono il Marocco (20,9% del totale degli stranieri detenuti), la Romania (11,2%), la Tunisia (10,6%) e l’Albania (10,5%).

Secondo dati pubblicati recentemente dal CNEL, la media dei reati per ogni detenuto è di 2,4, mentre per ogni detenuta è di 1,9. Il tasso di recidiva è stimato al 68,7%, ma si afferma che possa scendere fino al 2% per i detenuti che hanno avuto l’opportunità di un inserimento professionale.

Le carceri scoppiano. In Lombardia 4 strutture registrano un tasso di sovraffollamento superiore al 190%
La casa circondariale di Brescia-Canton Mombello

58 suicidi fra i detenuti, 6 agenti si son tolti la vita

Il 2024 si sta caratterizzando anche come l’anno dell’emergenza suicidi. Le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario sono state finora 58, di cui 10 solo nel mese di luglio e 12 nel mese di giugno.

Di questo passo sarà superato il primato negativo registrato nel 2022, quando a fine anno le persone che si suicidarono in carcere furono 85. Da segnalare che questo diffuso malessere non ha risparmiato anche gli agenti penitenziari, 6 di loro si son tolti la vita.

L’edilizia penitenziaria non risolve il sovraffollamento

Per affrontare questa situazione, scrive Antigone nel dossier, occorrono provvedimenti urgenti che portino a ridurre notevolmente il sovraffollamento e a migliorare la qualità della vita nelle carceri.

Provvedimenti che non possono essere quelli minimalisti previsti nel DL carceri, recentemente approvato dal governo e ora in discussione al Senato per la conversione in legge, ma che siano nel segno di maggiore coraggio:

l’aumento di giorni della liberazione anticipata speciale; la depenalizzazione di alcuni reati (e lo stralcio del ddl sicurezza); la liberalizzazione delle telefonate; l’assunzione di personale sia di polizia, che civile: educatori, psicologi, psichiatri, assistenti, sociali, mediatori culturali. 

Tra i provvedimenti che non possono risolvere la questione vi è anche l’edilizia penitenziaria, che negli anni ha portato a perdite di tempo e ha lasciato dietro di sé poche costruzioni e molte inchieste giudiziarie per corruzione. 

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