La battaglia di Matteo Salvini contro le cartelle esattoriali è sacrosanta. Noi non sposiamo le tesi degli uomini politici e dei partiti, ma sulla questione fiscale Salvini ha ragione; si batte per una giusta causa. Nel recente passato, quelle del segretario leghista potevano considerarsi delle enunciazioni, ma nel futuro prossimo, egli ha un peso determinante nel nuovo governo a guida Giorgia Meloni. E allora dovrà dimostrare che le sue non sono solo parole. Adesso è il momento di fare i fatti; la situazione è gravissima.
Dopo una sorta di armistizio decretato dal governo nei due anni più bui della pandemia, l’Ufficio delle entrate e le migliaia di esattori privati dei quali i Comuni si servono per fare il “lavoro sporco”, tutti i giorni si scagliano sulle tracce di cittadini, che non ce la fanno più. Abbiamo parlato di lavoro sporco affidato ad aziende esterne, mentre i Comuni potrebbero svolgere in proprio i servizi di riscossione, contenzioso compreso. Ma emettono spesso cartelle pazze, accertamenti campati per aria, che poi affidano a società private esterne, per evitare l’impopolarità derivante dallo scontro con i cittadini.
Negli ultimi mesi sono stati notificati ad altrettanti cittadini 20 milioni fra atti e cartelle, 15milioni della Riscossione e 5milioni delle Entrate. A fine anno, le notifiche dovrebbero essere circa 50 milioni. Questi dati sono eclatanti. Se lo Stato non interviene con delle sanatorie e con l’annullamento delle cartelle esattoriali di piccolo importo, il problema diventa sociale. Si stima in 5milioni il numero delle famiglie che non hanno pagato le bollette di luce e gas. Andando avanti di questo passo, senza degli interventi dello Stato in favore delle famiglie, è prevedibile che si ribelleranno e le piazze diventeranno luogo di protesta. Si inizia con le proteste e poi non si sa dove si finisce.
La Caritas ha lanciato l’allarme, sull’aumento esponenziale delle famiglie assistite dall’Ente religioso. Con 5,6 milioni di poveri assoluti in Italia (il 9,4% della popolazione, pari a 1 milione 960 mila famiglie), di cui 1,4 milioni bambini (fonte Istat).
Questo è il quadro entro il quale dovrà operare il governo di Giorgia Meloni. Rispetto ai programmi elettorali della leader di Fratelli d’Italia che prevedono la cancellazione del reddito di cittadinanza, è auspicabile che la legge venga riveduta e corretta, ma non abolita.
Il provvedimento voluto dal M5s, con tutti i suoi difetti, ha tolto dallo stato di povertà milioni di famiglie.
Se la Meloni dovesse tenere ferma la sua determinazione di abolire il reddito di cittadinanza, in una situazione fortemente deteriorata per le ragioni che abbiamo elencato, non osiamo pensare cosa possa succedere. Ma noi ci auguriamo che prevalga il buon senso.
Roberto Fronzuti

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