Le Case di Comunità, promosse come un’alternativa all’affollato Pronto Soccorso, stanno deludendo le aspettative dei cittadini, con tempi di attesa che si protraggono fino a 12 ore per una semplice radiografia o una visita specialistica.
Cosa sono le Case di Comunità
Il concetto di Case di Comunità è stato introdotto con l’obiettivo di potenziare la medicina sul territorio, fornendo servizi medici immediati per evitare sovraffollamenti nei pronto soccorso.
L’Unione Europea ha stanziato ingenti fondi, pari a 2 miliardi di euro, per sostenere l’implementazione e il funzionamento di queste strutture. L’intenzione era quella di garantire un servizio medico efficiente e accessibile a tutti. Tuttavia, i risultati finora ottenuti sono lontani dalle aspettative.
Non mancano i servizi televisivi e le lamentele sui social network di pazienti che si sono presentati per semplici visite e sono stati rimandati al pronto soccorso, dimostrando il fallimento di questo sistema.
A cosa servono le Case di Comunità ad oggi?
L’idea iniziale era quella di inaugurare dei luoghi che aiutassero i cittadini a ottenere prestazioni mediche in caso di mancanza del medico di base o di sovraffollamento del pronto soccorso. A Milano, dalla pandemia di Covid-19, sono state inaugurate 19 Case, la più recente quella di Macherio, aperta nel dicembre 2023.
Tuttavia, basta entrare in queste strutture per comprendere che il loro funzionamento non è ottimale. Manca personale sanitario. Le strutture sembrano chiuse, i servizi spesso inattivi e la carenza cronica di medici compromette la fornitura dei servizi.
Un altro problema è la necessità di una prescrizione del medico per accedere ai servizi. A differenza dell’assistenza disponibile nei pronto soccorso, un processo burocratico ostacola l’accesso ai servizi presso queste strutture.
Il futuro delle Case di comunità
Cosa ce ne facciamo, dunque, di questi servizi non funzionanti? Qual è il reale impatto di queste strutture nel contesto sanitario locale.
Nonostante gli investimenti, il quadro attuale mostra un numero limitato di Case effettivamente operative rispetto a quelle previste.
La realizzazione di soli 92 presidi su 199 (pianificati e da attivare entro il 2026, fonte: AGENAS) in Lombardia e la mancanza di informazioni aggiornate da parte delle istituzioni contribuisce a un quadro di incertezza che è persino peggiore a livello nazionale. I dati, relativi al semestre gennaio-giugno 2023, mostrano come appena il 13% delle Case di Comunità italiane previste dal Pnrr sono attualmente operative. E solo il 6,5% ospita al suo interno un medico di base.
Inoltre, le limitate ore di apertura e la mancanza di servizi 24/7 sollevano ulteriori interrogativi sulla reale efficacia delle Case di Comunità nel garantire una risposta alle esigenze dei cittadini.