
È morto il batterista dei Rolling Stones, Charlie Watts. Non era il membro più iconico della band ma è stato sicuramente uno dei più importanti batteristi della storia del rock contribuendo con il suo particolare stile a rendere unico il sound della band. Nel 2016 è stato classificato al 12º posto nella lista dei 100 migliori batteristi secondo la rivista Rolling Stone.
La morte di Watts arriva alcune settimane dopo l’annuncio che il batterista non avrebbe partecipato al No Filter Tour a causa di un periodo di riposo anche in conseguenza di un intervento chirurgico che, nonostante il buon esito, non gli avrebbe permesso di sostenere il programma di concerti negli stadi statunitensi.
“È morto serenamente in un ospedale di Londra – recita la breve nota rilasciata alla stampa e sui social – poco fa [martedì, NdR] circondato dalla sua famiglia”.

Charlie Watts, lo spirito jazz del rock and roll
Watts aveva compiuto 80 anni il 2 giugno ed era entrato nei Rolling Stones ufficialmente dal 1963 debuttando con gli Stones all’iconico Marquee Club di Londra.
Charlie Watts era un batterista dalle origini jazz, genere che amava moltissimo e che aveva imparato ascoltando D.J. Fontana (il batterista di Elvis, NdR), il blues e il rock arrivarono dopo e la lunga carriera non riuscì mai a cancellare quel groove ritmico dal tocco leggero che lo distingueva dai “picchiatori” degli anni 60 e 70 come Keith Moon (The Who) o John Bonham (Led Zeppelin).
Come disse Keith Richards nel 1979: “Tutti pensano che Mick e Keith siano i Rolling Stones. Se Charlie non stesse facendo quello che fa alla batteria, non sarebbe affatto vero. Scopriresti che Charlie Watts è gli Stones”.
Negli anni Watts ha avuto diversi progetti paralleli. Negli anni 80 suonò in un’orchestra jazz con Jack Bruce (ex Cream con Eric Clapton) e Evan Parker (sassofonista di fama internazionale). Nel 1993 fonda il Charlie Watts Quintet che nel 2004 si allarga a 10 componenti. Nel 2010 fa parte dei The ABC&D of Boogie Woogie (Axel Zwingenberger, Ben Waters, e Dave Green) con cui spazia dal blues allo swing passando per il jazz.
Criticato in passato per la sua eccessiva semplicità interpretativa Watts è, in effetti, sempre stato un batterista molto “essenziale” nell’esecuzione ed ha sempre evitato virtuosismi, lunghe rullate o composizioni elaborate. Particolarità del suo stile, vero e proprio marchio di fabbrica, è stata l’apertura del charleston sui colpi del rullante, azione che per molti era un banale errore ma che in realtà, è una scelta stilistica tanto quanto quella del collega e compagno di band Keith Richards di rimuovere la sesta corda dalla sua chitarra.