Non è stato un pesce d’aprile anche se il giorno in cui l’intelligenza artificiale di OpenAI, Chat GPT, è stata disattivata in Italia è stato, appunto, il 1° aprile.

L’oscurità si è diffusa rapidamente in tutto il Paese, ma nonc’è stata paura, solo un senso di sollievo. Le persone si sono guardate negli occhi, sorridendo, sapendo che finalmente erano liberi. Liberi di pensare, di creare, di amare. La terra respirava di nuovo, riguadagnando la sua vitalità. (scritto da Chat GPT)

Va chiarito che è stata una decisione presa da OpenAI stessa in conseguenza al “richiamo” del Garante della Privacy che lamentava alcune criticità su Chat GPT.

Le motivazioni del Garante

Il Garante della Privacy italiano ha inviato ad OpenAI un provvedimento in data 30 marzo 2023 in cui ha richiesto delle azioni riguardanti il trattamento dei dati personali degli utilizzatori dei loro sistemi. In estrema sintesi il Garante ha rilevato che:

  • al momento dell’iscrizione per accedere al servizio non viene richiesto di approvare l’informativa sulla privacy (privacy policy);
  • non ci sono meccanismi per impedire ai minori l’accesso al servizio;
  • Chat GPT da risposte e tratta i dati personali in modo a volte scorretto e le fonti dei dati stessi, non essendo note, potrebbero dunque essere non rispondenti alla realtà.

Potrebbero sembrare cose di poco conto ma in effetti non lo sono. Se sulla terza “motivazione” si potrebbe ampiamente discutere, le prime due, invece, hanno un riferimento legislativo preciso: il GDPR (General Data Protection Regulation).

Il GDPR un regolamento europeo approvato nel 2016 e diventato effettivo il 25 maggio 2018 che ha come obiettivo principale quello di proteggere i diritti e la privacy degli utenti europei, garantendo la sicurezza dei loro dati personali, indipendentemente dal fatto che questi vengano conservati all’interno o all’esterno dell’Unione Europea.

Secondo il GDPR, la sanzione massima per un’azienda che viola il regolamento può arrivare fino al 4% del fatturato annuo globale dell’azienda o 20 milioni di euro (a seconda del valore più alto).

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La reazione di OpenAI

A fronte del rischio concreto di incappare in queste pesanti sanzioni la reazione di OpenAI è stata quella di “spegnere” il servizio su tutti il territorio nazionale. Una tattica difensiva che, anche se non molto comune, è già stata utilizzata in passato, soprattutto per servizi gratuiti o ancora poco remunerativi (come è Chat GPT in questo momento).

“Stiamo provvedendo – questo il messaggio che si legge al momento del login su Chat GPT – a rimborsare tutti gli utenti in Italia che hanno acquistato un abbonamento a Chat GPT Plus nel mese di marzo. Stiamo anche sospendendo temporaneamente i rinnovi degli abbonamenti in Italia. Ci impegniamo a proteggere la privacy delle persone e riteniamo di offrire Chat GPT in conformità al GDPR e ad altre leggi sulla privacy. Ci impegneremo con il Garante con l’obiettivo di ripristinare il vostro accesso il prima possibile”.

Cosa si può fare, intanto

Per quanto l’intelligenza di OpenAI sia interessantissima non ha ancora un impatto significativo sulla vita quotidiana degli italiani e non ci sono state ripercussioni di carattere economico e sociale pressoché in nessun comparto.

Ciononostante il problema che si è presentato in Italia interesserà progressivamente anche le altre nazioni d’Europa (tutte quelle dell’Unione Europea, N.D.R.) rendendo la questione relativamente seria sul piano di business di OpenAI che perderebbe il mercato di quasi tutto il Vecchio Continente, ma anche per le aziende che sull’intelligenza artificiale stanno puntando.

E’ dunque auspicabile che una soluzione verrà trovata in tempi abbastanza brevi e il servizio probabilmente verrà ripristinato nel nostro Paese prima che sparisca da tutti gli altri Stati dell’UE.

Nel frattempo, a livello molto più pratico, la soluzione più veloce è quella di utilizzare un servizio VPN.

Cos’è una VPN

Un servizio VPN (Virtual Private Network) è un sistema che consente, tra le altre cose, di connetterti ad internet attraverso un server remoto facendo sembrare che la connessione avvenga da un altro Paese o città in cui il servizio a cui si vuole accedere non è stato inibito.

In parole semplici, per esempio, se navighiamo dal nostro computer di casa da Milano con una VPN possiamo far sembrare di essere collegati da Londra e quindi poter effettivamente aggirare il blocco attivo sul territorio italiano.

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