Come è noto Milano negli ultimi mesi ha visto numerosi cantieri bloccati come misura preventiva dalla Procura per sospetti abusi edilizi. Secondo l’accusa, numerosi progetti sarebbero stati avviati con una semplice Scia per ristrutturazione, quando in realtà prevedono la demolizione di edifici di pochi piani che verranno sostituiti da residenze o grattacieli.
Ne sono un esempio le Park Towers di via Crescenzago, ma anche la Torre Milano di via Stresa, per cui i processi sono già iniziati, mentre ci sono almeno un’altra quindicina di fascicoli aperti o già chiusi, tra cui quello sul progetto Bosconavigli che vede indagato anche Stefano Boeri, l’archistar del Bosco Verticale e Scalo Hause .
Con 172 voti favorevoli e 41 contrari, la Camera dei Deputati il 21 novembre 2024 ha approvato il disegno di legge 1987, meglio conosciuto come Salva Milano. Si tratta di una norma transitoria che, se dovesse ottenere il via libera anche dal Senato, andrebbe a disciplinare gli interventi “in materia urbanistica ed edilizia” con l’obiettivo di far ripartire i 150 progetti che nei mesi scorsi sono stati bloccati dalla Procura di Milano per presunti abusi edilizi.
Davvero il decreto mira a risolvere problemi concreti della città di Milano? Il suo approccio veloce e semplificato lo fa apparire come una misura temporanea e potenzialmente dannosa sul lungo periodo.
La normativa potrebbe diventare un precedente problematico per altre città italiane che affrontano sfide simili. Gli svantaggi principali del “Decreto Salva-Milano”, si concentrano su aspetti urbanistici, legali e ambientali.
Il decreto,di fatto, legittima interventi edilizi discutibili, favorendo grandi gruppi immobiliari e costruttori: una sorta di “condono” generalizzato che scavalca le norme urbanistiche attraverso una regolarizzazione ex post, che approva palesi violazioni, riducendo così, di fatto, il controllo della legalità sugli sviluppi urbani.
In buona sostanza il Salva Milano stabilisce che i piani attuativi comunali, fino ad ora necessari per la demolizione e la ricostruzione con sagome e volumetrie differenti, non sono più obbligatori se gli interventi edilizi sono realizzati in “ambiti edificati e urbanizzati”. Così, per costruire un grattacielo al posto di un edificio di pochi piani, sarà sufficiente presentare una Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) per ristrutturazione. La pezza, come tradizione vuole, è peggio del buco perché si vara una norma per mettere fuori legge l’urbanistica ovunque : d’ora in poi la volumetria di un box potrà diventare quella di una palazzina.
Quella di una palazzina di un condominio, e così via. Il tutto versando solo pochi denari al Comune, del tutto insufficienti a garantire quel minimo di servizi pubblici necessari per compensare l’aumento del numero di cittadini.
Appare evidente che per “salvare Milano”, il Parlamento sta decidendo che in tutte le città italiane si potranno costruire torri, condomini, grattacieli semplicemente chiedendo delle autorizzazioni edilizie, senza un piano attuativo, senza adeguare i servizi, saltando a piè pari qualsiasi pianificazione urbanistica.
A noi sembra l’ennesimo abuso di potere politico all’italiana, dove i provvedimenti urbanistici in odor di condono e cemento sono la normalità.
Venite a vivere a Milano, una città dove il cemento vince sul verde.
Daniela Piesco
Articolo pubblicato sul tabloid L’Eco di Milano e Provincia • Consulta il nostro archivio