Dkjokovic 64 6 6 6Berrettini  77 4 4 3

È stato fianco a fianco con il numero 1° del mondo, ha vinto il primo set al tie-break, ha lottato per tre ore, alla fine Berrettini ha dovuto arrendersi a Novak Djokovic. Il tennista serbo ha vinto il torneo di Wimbledon confermando di essere un fuoriclasse, a tratti un alieno, un giocatore capace di assorbire ogni colpo, illudere l’avversario di turno, cambiare registro e imprimere l’accelerazione vincente. Un fenomeno, un campione smisurato, tra i più grandi giocatori della storia. 

Il numero uno al mondo è insuperabile

Djokovic ha giocato alla sua maniera, la sua difesa non è mai banale, sempre profonda, sa leggere la gara e dopo aver perso il primo set è salita la qualità di risposta del serbo. Berrettini ha dimostrato di non essere arrivato per caso in finale a Wimbledon, ha giocato un ottimo tennis ma dall’altra parte del campo c’era il numero uno del mondo. 

Berrettini parte bene, poi sale in cattedra Djokovic

Il tennista romano nel primo set ha vinto la sfida nei back di rovescio, infilando più volte Djokovic che inizia il match giocando d’attacco. Una tattica che non paga e il serbo cambia subito registro. La reazione di Djokovic è veemente e all’inizio del secondo set prima ottiene il break poi vince tre giochi consecutivi portandosi sul 4 a 0. Il serbo non scende più a rete e dirige lo scambio da fondo campo costringendo il romano a forzare i colpi, molti dei quali s’infrangono sulla rete. Berrettini non ci sta, recupera prima uno dei due break persi poi si porta a un solo game di distanza da Djokovic (4-5) ma il serbo, percepito il pericolo, manitiene i nervi saldi e chiude per 6-4. 

Il pubblico ha fatto il tifo per per l’italiano

Il pubblico è tutto dalla parte di Matteo, lo incita a più riprese e lui manda in visibilio i circa 15mila spettatori con un tweener – tiro tra le gambe – applaudito anche dal suo avversario.

Recuperato lo svantaggio il serbo si comporta come un automa, freddo e compassato, un calcolatore che elabora di continuo soluzioni vincenti. Djokovic ha un rapporto con le righe formidabile, le sue risposte colpiscono il gesso o si fermano a un paio di centimetri dalla linea di fondocampo, si nutre del tifo contrario, gestisce lo scambio come solo lui sa fare. 

Sul tre pari Djokovic mette a segno il break decisivo, il gioco che affonda le residue speranze di Berrettini di poter recuperare il terzo set che si chiude come il precedente (6-4). Nel quarto set Berrettini non molla, offre un tennis brillante, strappa applausi ma Djokovic risponde colpo su colpo e chiude il match con un 6-3.

Sesto Wimbledon, terzo slam della stagione, in corsa per il quarto

Per Djokovic è il sesto Wimbledon, quarto giocatore a vincere per tre volte consecutive il torneo inglese, non accadeva da 52 anni. 

Il serbo con la vittoria a Londra ha conquistato il ventesimo titolo del grande slam – terzo quest’anno – come Federer e Nadal, ed è in corsa per il quarto. Solo Rod Laver ci è riuscito ma sono passati ben 52 anni.

“Questa non è una fine ma un inizio di carriera. Sono contento di questa finale – ha detto Berrettini durante la cerimonia di premiazione – spero che non sarà l’ultima. È stata una bellissima sensazione essere qui, ci voleva solo quel passo in più”.

Il vincitore del Queen’s ha ricevuto un’ovazione finale dal pubblico presente al centrale e le congratulazioni di Djokovic.

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