Da settimane a Peschiera Borromeo non si parla d’altro: solo e soltanto dei 240 pioppi di via Galvani. L’attenzione verso queste piante e allo stesso tempo la difesa dell’ambiente sta interessando tutto il Sud Milano. Ai ferri corti sono un comitato di cittadini e la Giunta guidata da Caterina Molinari (appoggiata da due liste civiche).
Il Comune replica che l’agronomo, a cui è stata affidata la valutazione dello stato di salute degli alberi, dopo le analisi e le prove di trazione, ha stabilito che quei pioppi sono pericolosi e instabili e vanno quindi abbattuti per motivi di sicurezza.
Il procedimento è stato avviato nel 2019 in seguito ad alcuni rami che non hanno retto e che avevano preoccupato non pochi residenti nella zona.
Giovanni Abruzzo
L’intervento di Giuseppe Frison, esperto del settore, che sposa la tesi del non abbattimento.
Egregio dott. Marco Giorgetti,
Lei ha scritto che se avessi fatto un sopralluogo ed eseguiti i dovuti sondaggi concorderei con quanto da lei affermato. Le ricerche sull’apparato radicale dei pioppi, di specie diverse, le ho fatte sul serio e ne ho pubblicato i risultati: li può trovare anche sul mio sito www.giuseppefrison.it
Noto con piacere che, finalmente, prende in considerazione l’importanza dell’età delle piante, la necessità di conoscere la data della messa a dimora delle pioppelle, Lei scrive: è “decisamente anomalo che pioppi cipressini così giovani e in buono stato possano presentare continui cedimenti”. Se questi cedimenti sono continui perché non li elenca (numero e date), almeno quelli avvenuti negli ultimi 10 anni, perché non precisa se si tratta di svellimenti (o sradicamenti, se preferisce) o di rotture del tronco e dei rami.
Concordo con il suo parere anche sulla proposta del dott. Zanzi, che lei ritiene “priva di ogni fondamento”, dell’iscrizione degli pioppi al registro degli alberi monumentali, ma per ragioni un po’ diverse dalle sue.
Infatti ha notato anche lei che il dott. Zanzi non sa distinguere un pioppo di anni venti da uno di oltre quarant’anni. Un pioppo
cipressino italico di oltre 40 anni è già giunto alla metà della sua vita come albero ornamentale perché, normalmente, a 80-90 anni entra in fase di senilità nella quale si verifica spesso la manifestazione di attacchi diffusi di Armillaria spp. e Ganoderma, funghi agenti di marciumi radicali e di carie (cavità interne), che debilitano fortemente la capacità di sostegno della radici della pianta decretandone l’immediato abbattimento.
Pensavo che non fosse necessario che io le dicessi che non sono di parte. A me è stato chiesto da un semplice cittadino di Peschiera Borromeo di esprimereparere sulla sua relazione. Io ho fatto le mie osservazioni e gliele ho mandate e lui le ha trasmessa al comitato delle 6 Signore, le quali hanno subito sottolineato che loro non mi avevano fatto nessuna richiesta. Quindi io ho espresso un parere super partes, con la massima onesta. Il mio unico scopo è quello di mettere a disposizione di chi me lo chiede le mie conoscenze, acquisite in oltre 30 anni di attività in un Istituto di Ricerca per la Pioppicoltura .
Sulla potatura vedrà che il mio metodo, messo a punto per pioppi destinati alla produzione di legname da opera, è basato sulla fisiologia dell’albero e sulle sue modalità di crescita. Per quanto riguarda i pioppi cipressini “italici” io ho espresso, il mio modesto parere, dicendo che “ anche nel caso specifico ritengo si possano adottare le misure che vedo spesso applicate a questi alberi, consistenti in interventi periodici di potatura, da eseguirsi indicativamente come appare dalle fotografie sottostanti”.
Lo so benissimo che la potatura a sgamollo con cimatura dei fusti (il Lombardy poplar è un albero policormico) non è il tipo di intervento sostenuto nelle odierne aule universitarie , ma “le tecniche e i metodi innovativi che vengono insegnati nei corsi di arboricoltura” non li vedo applicati negli alberi dei nostri parchi e giardini. Anzi , da decenni, vedo ridurre a forma affusolata, con capitozzatura drastica, anche i Cedrus deodara. Quindi, per ora, come extrema ratio, in alternativa all’abbattimento, per alberi a dimora da appena una ventina d’anni e in buon stato sia vegetativo che sanitario, io scelgo la potatura a sgamollo, da effettuarsi periodicamente. In fase operativa nulla osta che si possa fare il meglio possibile. Io la capisco, in un certo senso; Lei ha fatto il progetto e quindi lo deve difendere e per sostenere la sua posizione, non sentendosi sorretto da una solida esperienza, si rifugia sotto le ali di personaggi ritenuti importanti. Lei ha trovato anche un altro ottimo rifugio ed è quello delle prove di trazione controllata per la valutazione di stabilità degli alberi, argomenti sui quali i responsabili comunali e molti altri non ci capiscono niente per cui non le sarà difficile convincerli che è necessario l’abbattimento. La decisione di abbattere alberi di appena una ventina d’anni sani e vigorosi, sulla base di prove fatte su un campione di 4 piante che in nessun caso può essere considerato rappresentativo dell’insieme dei 240 alberi, la espone a critiche feroci.
A questo punto auspico che il dott. Zanzi, impostando le prove in maniera statisticamente valida e conducendole con metodo scientifico convalidato, fornisca risultati inconfutabili e che la valutazione della stabilità degli alberi risulti positiva e consenta di trovare la via che conduce alla loro salvezza.
Signor Giorgetti almeno non ci venga a dire che manutenzione costa troppo; lei conosce il costo del suo progetto, un po’ di pudore non guasterebbe.
La saluto
Giuseppe Frison