Guai per la filiera agricola. Il forte incremento dei costi energetici, logistici e delle materie prime rischia di portare al collasso il sistema agricolo della Lombardia. Il comparto è alle prese con una situazione che in alcuni rami della filiera è ormai insostenibile e c’è chi parla di situazione drammatica.
Le imprese della filiera agricola vendono il cibo sotto i reali costi di produzione
“In tutte le altre categorie merceologiche il boom dei costi energetici si trasferisce sul prezzo dei prodotti. È incomprensibile che ciò non accada anche nell’agroalimentare, con le imprese agricole che stanno vendendo il cibo sotto i reali costi di produzione. Per quanto riguarda la sola zootecnia da latte, il conto degli aumenti di energia e gasolio che devono pagare le stalle della Lombardia è complessivamente di 50 milioni di euro in più in un anno, 10 milioni se consideriamo solo Milanese e Lodigiano. Una cifra enorme, non compensata dal prezzo riconosciuto agli allevatori che rimane ampiamente sottocosto”.
È uno scenario a tinte fosche quello delineato da Alessandro Rota, presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, che aggiunge: “Se aggiungiamo gli effetti dei rincari anche sulle filiere suinicole e avicole, del riso, dei cereali e più in generale di tutta l’agricoltura capiamo come l’intero sistema produttivo del cibo in Lombardia rischi il collasso”.
Urge un intervento delle istituzioni a sostegno del comparto
Rota si rivolge alle istituzioni affinché vengano predisposte misure di sostegno a supporto dell’economia agricola della regione. “A questo punto ci aspettiamo un intervento importante anche da parte di Regione Lombardia per sostenere un settore fondamentale per il Made in Italy: vanno messe a disposizione dell’agricoltura risorse straordinarie come si sta facendo per altri comparti produttivi.
Di fronte all’impennata dei costi energetici e logistici, è necessario accompagnare un settore strategico per la tenuta del nostro sistema agricolo finché si raggiungerà un nuovo equilibrio dei mercati. Soprattutto a fronte di una nuova Pac (Politica Agricola Comune) che nasce già vecchia perché impostata su criteri pre pandemia e che non tiene conto di tutto quanto è successo dal 2019 ad oggi. Così com’è non potrà farsi carico delle reali esigenze delle nostre imprese”.
Da non sottovalutare anche l’aumento delle materie plastiche
Tra i soggetti in prima fila si percepisce quanto sia in bilico la tenuta del sistema.
“La situazione ormai è drammatica – conferma Mauro Spingardi, allevatore di vacche da latte a Maleo, in provincia di Lodi – anche perché sui mercati non c’è equilibrio tra i prezzi degli altri prodotti, che sono aumentati per contenere i costi di materie prime ed energia, e i nostri che invece sono rimasti invariati. Pensiamo solo al boom dei cereali, che hanno impattato tanto sull’alimentazione animale: gli aumenti ci sono stati proprio quando gli allevatori avevano esaurito le scorte. Ma ci sono anche tanti altri materiali che hanno avuto un incremento di costi che a fine anno peserà molto, come le materie plastiche”.
Occorre adeguare il prezzo del latte alla stalla
“Gli allevamenti sono in grande difficoltà – dichiara Massimo Soldi, agricoltore di Carpiano, nel Milanese -. Soprattutto chi non aveva fatto contratti di fornitura per tutto l’anno e ora si trova sul mercato, va incontro a problemi grossi. Noi per fortuna ci eravamo tutelati con la soia, ma già il costo per il 2022 è molto più alto del precedente. La situazione non potrà migliorare se il prezzo del latte alla stalla non verrà adeguato”.
La situazione è problematica, molte aziende rischiano la chiusura
“Le materie prime aumentano quasi settimanalmente – spiega Gian Enrico Grugni, allevatore di Cervignano d’Adda (LO) -. Se prima si faticava a far quadrare i bilanci, oggi si registrano i primi passivi. La situazione è veramente problematica, con gli aumenti dei costi in azienda che non vengono seguiti, come dovrebbe essere normale, dall’adeguamento del prezzo del latte. Mi appello alla politica perché faccia comprendere al più presto all’industria la necessità di rivedere il prezzo riconosciuto alla stalla, altrimenti tra qualche mese non ci sarà più materia prima da lavorare, perché molte aziende agricole chiuderanno i battenti”.
Foto di copertina: Daniel Fazio