Tutti i giorni ci serviamo della fotografia e delle immagini; per ragioni di lavoro, ma anche per scambiare messaggi attraverso l’invio di mail o più semplicemente a mezzo whatsApp. Utilizziamo questo straordinario mezzo di comunicazione chiamato fotografia.
Tutto bene? La risposta non può che essere affermativa, se consideriamo che lo scambio di immagini, videochiamate comprese, ha cambiato la nostra vita. Ma in tutto questo sorprende la mancanza di senso storico e di riconoscenza nei confronti di chi ha reso possibile tutto quanto ruota intorno alla trasmissione di immagini. La verità è che manca il senso della storia.
Quanti fra i giovani e meno giovani conoscono Joseph Nicéphore, cittadino francese, inventore della fotografia? Il suo nome è caduto nell’oblio. Sono trascorsi 226 anni da quando egli realizzò il primo scatto (1796). Come spesso è accaduto riguardo alle grandi invenzioni, altri scienziati hanno contribuito alla scoperta della fotografia, ma la messa a punto finale è merito di Joseph Nicéphore. Il ricercatore francese stava incidendo una pietra litografica, quando comprese di essere vicino all’invenzione della fotografia.

Anche la tipografia, e più in generale il settore della stampa, deve il suo sviluppo all’elaborazione di testo e immagini. Cataloghi e libri fotografici sarebbero impensabili senza illustrazioni. La foto commentata dal testo ha avuto, con il passare del tempo, un ruolo sempre più importante nella diffusione dei giornali.
Parlando dell’evoluzione nella trasmissione di immagini, quanti fra i giovani conoscono il ruolo avuto dal premio Nobel Guglielmo Marconi? A lui dobbiamo la scoperta della trasmissione di parole e immagini attraverso le onde magnetiche, che ci hanno “regalato” la radio, la televisione, i cellulari e, ancor prima, il telegrafo.
Con tutta probabilità la mancanza di conoscenza è colpa della carenza formativa delle scuola, che prevede molte cose inutili, omettendo di insegnare la storia della nostra evoluzione; una storia che ci aiuterebbe a comprendere chi siamo. E che quello che abbiamo non è frutto del caso, ma del lavoro di tanti scienziati dimenticati.
La fotografia, tra passato e futuro
La fotografia ha giocato un ruolo fondamentale nella descrizione dei grandi eventi storici del Novecento. Durante questo secolo, la fotografia è diventata un mezzo sempre più importante per documentare e raccontare la storia, offrendo una rappresentazione visiva di eventi che altrimenti sarebbero stati solo descritti attraverso parole.
La Seconda Guerra Mondiale è un esempio lampante di come la fotografia sia stata utilizzata per documentare un evento di grande portata. Le immagini scattate dai fotografi di guerra hanno catturato la crudeltà e l’orrore del conflitto, mostrando al mondo l’impatto devastante della guerra sui soldati e sulla popolazione civile. Le fotografie dei campi di concentramento nazisti, ad esempio, sono state cruciali per testimoniare l’orrore dell’Olocausto e per portare alla luce i crimini contro l’umanità commessi dai nazisti.
La fotografia ha anche documentato la lotta per i diritti civili negli Stati Uniti durante gli anni ’50 e ’60. Le immagini scattate durante le marce per i diritti civili e durante le proteste contro la discriminazione razziale hanno mostrato al mondo la forza e la determinazione dei leader del movimento e hanno aiutato a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di cambiamenti sociali.

La fotografia è stata anche utilizzata per raccontare le grandi conquiste scientifiche e tecnologiche del Novecento. Le immagini dei primi voli spaziali, ad esempio, hanno catturato l’immaginazione del mondo e hanno aiutato a dimostrare l’enorme potenziale dell’esplorazione spaziale.
In generale, la fotografia ha giocato un ruolo fondamentale nella descrizione dei grandi eventi storici del Novecento, offrendo una rappresentazione visiva unica e potente degli eventi che hanno plasmato il nostro mondo.
Oggi, grazie agli smartphone, il mondo è descritto senza intermediazione attraverso i social network. Immagini digitali e filmati che probabilmente, per la stragrande maggioranza dei casi, sono destinati a scomparire. Rimarranno gli archivi, sempre digitali, dei giornali, delle agenzie e le testimonianze dei fotografi professionisti che tra arte e realtà descrivono il nostro tempo.