Gli Usa e il Canada tirano la volata alle esportazioni di Grana Padano: grazie all’ottima crescita delle vendite registrata nei due Paesi del continente americano la Dop più consumata al mondo ha messo a segno, ad aprile, una crescita complessiva del 20,4%. A segnalarlo è il direttore generale del Consorzio di tutela del Grana Padano, Stefano Berni. Nei primi quattro mesi dell’anno le vendite oltreconfine hanno segnato un progresso dell’1,17%.
A brillare sono anche le vendite in Belgio e in Germania, che storicamente resta il mercato principale del Grana Padano all’estero. È andata molto bene, ha fatto notare sempre il direttore generale, anche la Svezia che ad aprile ha sfiorato il 41% di incremento e nel primo quadrimestre è cresciuta di oltre il 28%.
Andamento positivo dell’export ad aprile anche in Svizzera, mentre in Austria si è registrata una piccola frenata. In forte rallentamento sono risultate invece le vendite nel Regno Unito, a causa della Brexit e dell’etichetta a semaforo – cosiddette ‘etichette nutrizionali’, fuorvianti e incomplete, che paradossalmente finiscono con il penalizzare alimenti sani e genuini a favore di cibi di cui, in molti casi, non è noto il processo produttivo – e in Giappone per la richiesta “irricevibile” di confezionamento e grattugia del prodotto in loco.
Il Grana Padano è solo padano
Il termine “Grana” definiva in antichità un generico formaggio dalla struttura granulare della pasta che veniva prodotto in val Padana fin dall’undicesimo secolo.
Con la legge n° 125 del 10 aprile 1954 vennero istituite le “denominazioni di origine” dei formaggi, e vi fu il riconoscimento del GRANA PADANO, a partire dal 1954 si cominciò a differenziare ulteriormente tra “GRANA PADANO” e “PARMIGIANO REGGIANO”.
Nella legge viene tutelata anche la sola denominazione “GRANA” ma comunque sia da allora i problemi sulla riconoscibilità del prodotto sono stati vari: dal Grana Svizzero al Parmesan, dal “Grana” derivato dai sottoprodotti del parmigiano al Trentingrana (che invece è perfettamente legale e protetto dalla DOP).

La produzione del Grana Padano del consorzio di tutela viene fatta in un’area abbastanza estesa del nord Italia (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Veneto) che va dal cuneese alla Val di Fassa. Tutti i consorziati sono tenuti a rispettare un rigido disciplinare per proteggere l’enorme patrimonio gastronomico racchiuso in oltre 5mila “ciambelloni” gialli da 37 kg che per il 41% circa vengono spediti all’estero.