Come è stata la performance nel 2020 del sistema produttivo della Lombardia rispetto al suo potenziale? Quali sono gli effetti riscontrati dalle imprese manifatturiere posizionate all’estero in termini di fatturato, scelte localizzative, fornitori nell’anno di Covid-19? Quali sono gli strumenti e i servizi di interesse per crescere all’estero? Dello stato di salute dell’economia lombarda e delle prospettive a breve e medio termine se ne è parlato nel corso dell’incontro su “Gli effetti della pandemia negli scambi globali delle imprese lombarde”. Alla presentazione dell’indagine internazionale 2021 realizzata da Confindustria Lombardia, Sace e Assolombarda insieme alle Associazioni territoriali di Confindustria Lombardia – svoltasi presso la sede degli industriali di Milano e aperta anche a interventi esterni – hanno partecipato il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, Veronica Squinzi, vicepresidente con delega a Internazionalizzazione ed Europa di Assolombarda, Il direttore di Assolombarda, Valeria Negri, l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi, Carlo Ferro, presidente di Ice – Istituto per il Commercio Estero, Carlo De Simone, responsabile Canali Indiretti Simest, Roberto Grassi, presidente e amministratore delegato di Alfredo Grassi Spa e Stefano Nicoletti – intervenuto in videoconferenza – Capo Ufficio I DG per la Promozione del Sistema Paese del ministero Affari Esteri per la Cooperazione Internazionale. Il dibattito è stato moderato da Sara Cristaldi, Senior Advisor Co-Head Osservatorio Geoeconomia dell’Ispi.
La competitività rimane il fattore chiave
“Nonostante l’eredità pesante della pandemia il sistema produttivo della nostra regione ha dimostrato e sta dimostrando una grande capacità di reazione: le imprese lombarde hanno una straordinaria capacità di adattamento riuscendo ad attutire gli shock a cui sono state sottoposte e sostenendo, specialmente nei momenti di crisi, l’economia regionale e nazionale”, ha affermato il numero uno di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti. “Ad oggi, le imprese lombarde hanno già raggiunto quote di export pari al periodo pre-covid. Per tornare a eccellere nei nuovi scenari competitivi globali – ha proseguito Bonometti – adesso le imprese hanno bisogno di politiche di supporto modulate sulla base delle dimensioni e degli obiettivi. La competitività rimane il fattore chiave per il successo dei nostri prodotti sui mercati esteri. La valorizzazione degli ecosistemi dell’innovazione e delle filiere attraverso incentivi e semplificazione, soprattutto se parte dall’Europa, può essere l’arma per attrarre investimenti produttivi capaci di generare un impatto positivo in termini di crescita, occupazione, innovazione e sostenibilità”.
Milano conferma la propria vocazione cosmopolita
Per Veronica Squinzi, “nonostante il Covid abbia provocato uno stop al commercio estero, Milano respira ancora internazionale. Sebbene le imprese milanesi abbiano perso 5,7 miliardi di esportazioni nel 2020, la nostra città conferma la propria vocazione cosmopolita, accentrando il 35% delle esportazioni della Lombardia e il 9% di quelle italiane. Ora che la ripresa è in atto, è necessario puntare su digitalizzazione, sostenibilità e innovazione, i nuovi paradigmi che guideranno l’epoca post-Covid, con l’obiettivo di riuscire a intercettare le opportunità strategiche in tutti i settori del Made in Italy a livello internazionale. In questa direzione, il PNRR è un’occasione unica per costruire le competenze trasversali orientate alla transizione digitale e alla transizione ecologica richieste sui mercati globali”.
La ricetta vincente è il rapporto pubblico-privato
“Noi siamo Regione Lombardia, siamo innovatori, anticipatori dei tempi – ha detto l’assessore Guidesi – abbiamo a disposizione un tessuto produttivo fatto dall’ingegno dei nostri imprenditori e dalla qualità del lavoro dei lavoratori lombardi. Sui percorsi d’internazionalizzazione e sulla forza che possiamo avere nella competizione internazionale noi dobbiamo fare la rivoluzione, con gli strumenti messi in campo, con la ricetta che è sempre stata vincente per noi e per il nostro tessuto economico: il rapporto pubblico-privato”.
Sul fronte delle esportazioni nel 2020 la Lombardia ha registrato una perdita di 13,5 miliardi, ma il sistema produttivo della regione ha dimostrato e sta dimostrando una grande capacità di reazione, seppur la ripartenza sia a diverse velocità a seconda di imprese e settori. Dall’indagine condotta su un campione di 1256 imprese manifatturiere del territorio con presenza all’estero associate al sistema Confindustria – oltre un quarto (26,7%) localizzate nella Città Metropolitana di Milano – è emerso che la modalità di presenza estera più diffusa si confermano le esportazioni (95% dei rispondenti) seguite dalle importazioni (circa il 50% del campione acquista all’estero materiali e componenti mentre un 10% impianti e tecnologie). Oltre due terzi delle imprese esportatrici (66%) si interfaccia direttamente ed esclusivamente con il cliente finale, mentre l’11% vende solo a un committente estero attraverso un canale di subfornitura (il restante 23% persegue entrambe le modalità).
In media un’impresa lombarda serve 21 Paesi
L’e-commerce risulta ancora poco utilizzato: appena il 18% delle imprese esportatrici utilizza una piattaforma digitale propria e/o di terzi per il posizionamento mentre il 66% non utilizza un canale online e non è interessato a esplorarne la possibilità. A tal fine, va ricordato che l’Ice è impegnata a promuovere una maggior diffusione dell’export digitale. Mediamente un’impresa lombarda serve 21 Paesi e il principale mercato per vendite è la Germania (2/3 delle imprese), seguita da Francia e Spagna. In prospettiva, le destinazioni principali sono identificate negli Stati Uniti (24%), Russia (20%) e Germania mentre la Cina (12%) è scavalcata dalla Francia (13%).
Bene farmaceutica e alimentari, in calo moda e macchinari
Nel 2020 la quota di fatturato complessivo è scesa al 45,4% (era il 45,9% nel 2019) ma il recupero è atteso già da quest’anno (46% è la stima prevista). Il calo delle vendite è stato dovuto soprattutto a difficoltà di spostamento (così risponde il 44% del campione), crollo della domanda (39%), apprezzamento delle materie prime (29%) e problemi di approvvigionamento legati a difficoltà di produzione dei fornitori (22%), ciononostante il 65% delle imprese ha mantenuto stabile la propria quota, l’11% l’ha addirittura incrementata mentre il 21% ha registrato una perdita temporanea. Nel complesso il calo delle esportazioni lombarde (-10,6%) è in linea con la flessione della domanda mondiale (-10%). Tra i settori, farmaceutica (+7,6%) e alimentare (+1,3%) hanno registrato un trend di crescita mentre tra i più penalizzati figurano macchinari, legno-arredo e moda, che nel 2020 ha subito una flessione delle vendite estere del 20%. B
Nel primo trimestre 2021 si è assistito a un rafforzamento delle dinamiche di crescita dei comparti che hanno chiuso in attivo il 2020 (+21% la farmaceutica, +7% l’alimentare, +22% l’elettronica), per converso stentano ancora moda (-13%), automotive (-12%) e meccanica (-4%)