Proseguono le nostre interviste ai candidati a Sindaco di Milano e oggi parliamo con Alessandro Pascale, professore liceale di storia e filosofia, ricercatore storico, militante comunista candidato a Sindaco di Milano nella lista del “Partito Comunista”.

Ringraziamo Alessandro Pascale e come a tutti i canditati che intervistiamo, un grande in bocca al lupo anche a lui, convinti che le idee, da qualsiasi parte arrivino, possono solo migliorare la vita della città. Sperando che chi verrà eletto le colga, senza pregiudizi.

La scheda

Valdostano d’origine, giovanissimo – ha 35 anni – ha però un invidiabile curriculum non solo di militanza ma anche come scrittore. Si definisce “un proletario orgoglioso di esserlo”.

L’intervista

Alessandro, come è nata la tua candidatura? 

È nata lo scorso inverno, con la proposta avanzata dalla dirigenza nazionale e locale del Partito, con cui avevo già avviato rapporti di proficua collaborazione nell’anno precedente, giungendo a chiedere la tessera “sostenitore” assieme ad altri compagni. Di fronte alla proposta ammetto di aver avuto qualche esitazione, non ritenendomi all’altezza del compito, ma alla fine ho accettato, mettendomi a disposizione del progetto di radicare il Partito sul tessuto milanese. Mi ha convinto la chiarezza nell’affermare la volontà di utilizzare le elezioni per offrire la nostra visione di società, e di Milano, ai cittadini, per convincere gli elementi più coscienti della società che la crisi strutturale della nostra civiltà è risolvibile solo con il socialismo, e oggi solo il Partito Comunista ha gli strumenti minimi per costruire i presupposti della lotta contro l’attuale regime.

Hai dichiarato “il sistema capitalista mercifica ogni aspetto della nostra vita”. Ci puoi fare qualche esempio sulla realtà milanese?

Basterebbe pensare agli enormi cartelli pubblicitari che hanno tappezzato il Duomo di Milano. La dimensione della merce ha invaso completamente tutta la città ridicolizzando perfino la sfera del sacro, per diventare essa stessa la divinità da adorare. Bloccate in tempo di pandemia, ricordo bene anche a Milano le file notturne dei consumatori che a centinaia si assiepavano davanti ai negozi di note multinazionali per prendere l’ultimo modello di smartphone o di computer. Il nostro immaginario è stato completamente colonizzato dall’ideologia capitalistica e dai suoi valori. Il sistema vorrebbe che dessimo un prezzo a qualsiasi cosa, anche alla dignità umana. Tutto ciò è conseguente ad un sistema strutturato per classi i cui interessi divergono totalmente. Marx diceva: “le idee dominanti sono le idee delle classi dominanti”, e servono a mantenere il dominio dei pochi sui molti.

Milano non è l’Italia intera. Tu, rispetto ai nuovi modelli di lavoro legati alla città e ai modelli di acquisto, che idea ti sei fatta?

Le novità più recenti nel mondo del lavoro sono le start up, i riders e l’estensione della precarietà di massa ai nuovi contratti. Non sono novità positive per i lavoratori, sempre più frammentati e obbligati a sottostare alle direttive di piccoli o grandi padroni. In questa fase di ristrutturazione capitalistica che segue la crisi pandemica, noi riteniamo che si debbano anzitutto tutelare i lavoratori e chi un lavoro non ce l’ha, non per sua colpa. Riguardo alle attività economiche private riteniamo che il Comune debba sostenere adeguatamente con incentivi fiscali ed aiuti finanziari (legati a partecipazioni pubbliche di minoranza) le cooperative, gli enti “no profit” e le aziende (sia grandi che piccole) legandole però a precise condizioni che tutelino e amplino i diritti dei lavoratori. 

L’ente pubblico ha poi il compito di espandere la propria presenza nel settore economico, creando aziende in cui la dirigenza sia scelta per metà dal Consiglio Comunale, per l’altra metà dai lavoratori stessi. La democrazia non è tale se non inizia dai luoghi di lavoro.

Riguardo ai modelli di distribuzione delle merci credo che, per quanto il piccolo negoziante sotto casa resti una figura da sostenere, non si possa neanche chiudere gli occhi alle innovazioni tecnologiche che ha apportato Amazon. Il problema è che oltre ad esse Amazon si fonda sullo sfruttamento intensivo dei propri dipendenti, e i miliardi di profitto sono esenti da tasse, ingrassando le tasche di pochissimi. Noi intendiamo farci promotori presso il Ministero per l’innovazione digitale della necessità di creare uno specifico servizio pubblico per favorire il commercio nazionale (privilegiando la logica del km zero), offrendo ad aziende e consumatori una piattaforma esente da costi per promuovere le vendita e gli acquisti sul web.

Quale idea di città vorresti rappresentare, quali le principali critiche e quali le proposte? 

Noi non rappresentiamo nessuno. In un’altra intervista ho risposto ad una domanda simile dicendo che noi vorremmo una Milano verde, tecnologica e comunitaria. Aggiungerei a questo elenco gli aggettivi “giusta” e “solidale”, perché noi siamo il Partito dei lavoratori e di tutti gli sfruttati più consapevoli della necessità di dover ribaltare questo sistema come un calzino. 

Anche a Milano serve la rivoluzione contro un regime capitalista brutale che non è stato neanche capace di fermare la produzione delle fabbriche per un paio di mesi in nome del profitto, lasciando crepare 130 mila persone durante una pandemia che ci siamo trascinati per un anno e mezzo. Un regime che crea quotidianamente una grandissima ricchezza per pochi e una grande miseria per i più. Basta vedere la mappa della distribuzione dei redditi a Milano per capire che c’è un centro di ricchi e delle periferie di poveri. 

Mi soffermerò sulla sola questione centrale della casa. Nel 2019 ci sono state oltre 16 mila richieste di esecuzioni di sfratti a Milano. Ora che il blocco agli sfratti è stato tolto sarà un dramma, eppure sappiamo che ci sono 7.200 case popolari attualmente vuote. Noi le assegneremmo in pochi mesi. Altre 3 mila case popolari sono ugualmente sfitte in quanto giudicate “inagibili”: noi le ristruttureremmo e assegneremmo entro la fine del 2023. 

Perché Sala non lo fa? Il problema è strutturale e connaturato ad un sistema in cui i privati (spesso mafie) fanno della speculazione edilizia uno strumento per trarre enormi profitti, spingendo al rialzo i prezzi delle case e degli affitti. Il grado di concentrazione, cioè la struttura completa delle proprietà immobiliari, non è conosciuta da nessuno; non solo a Milano, ma in tutta Italia. Non conosciamo ad esempio l’uso che fanno delle proprie proprietà i detentori di grandi patrimoni edilizi (ossia proprietari di più di 100 immobili). La legge borghese non ritiene che siano informazioni utili. 

Sulla base dell’ultimo censimento sappiamo che ci sono a Milano 40 grandi proprietari a cui sono intestati 17.858 alloggi. Oltre 9000 unità di questa quota sono gestite direttamente da banche, assicurazioni, fondi immobiliari, fondazioni-enti assistenziali e società immobiliari di varia tipologia.

Vogliamo un censimento, dopodiché imporremmo una tassazione proporzionale progressiva per i grandi patrimoni edilizi privati e un prezzo massimo per gli affitti in base al valore dell’immobile e alle spese di gestione dello stesso. Costruiremmo poi un’azienda edilizia pubblica di proprietà del Comune di Milano, con un fondo iniziale di almeno 1 miliardo di euro, con cui sostituire progressivamente le aziende private dall’attività e indirizzare gli sforzi non sulla cementificazione di nuovi spazi verdi ma sulla ristrutturazione dei locali già esistenti.

Due domande forse scomode, quale è il tuo obiettivo in termini di voti e cosa farai al secondo turno se non sarai uno dei due contendenti? 

Il nostro obiettivo primario non sono oggi i voti, ma la “scelta” del Partito Comunista. Noi sappiamo che il gioco elettorale è in gran parte controllato e truccato grazie al controllo esercitato dai monopoli sui principali media. La borghesia non ha mai accettato che le forze comuniste andassero al potere. Non lo accetterebbero certo neanche ora.

Il nostro Partito non ha ancora la forza per sottrarre l’egemonia sulle classi popolari alle forze politiche borghesi, che si presentano come “centro-destra” o “centro-sinistra”, distinguendosi sulle pagliuzze. Noi siamo oggi nella fase della costruzione del Partito, l’unica maniera per riuscire ad entrare in contatto con quello che in un discorso ho chiamato il “popolo che soffre”. Baratterei 100 voti per un militante in più, ma nel momento in cui una gran parte del popolo è ancora convinta di vivere in un sistema democratico, puntiamo a convincere i nostri sostenitori a votarci per far emergere il Partito come la più importante opposizione di classe al governo Draghi e alle due coalizioni di opportunisti che da decenni si alternano nella gestione del Paese e di Milano.

So che anche qui, come nel resto d’Italia, c’è una grande frammentazione politica, sia nei settori politici borghesi che in quelli proletari. Ho scelto il Partito Comunista perché vedo che, oltre ad avere una visione del mondo chiara e coerente, ha la progettualità, l’organizzazione e le idee più valide, facendo chiarezza sulla distanza che ci separa dalle “finte sinistre”, che io chiamo anche “sinistre della NATO”, che infestano il Parlamento. 

In un ipotetico ballotaggio al secondo turno tra il candidato del centrodestra e Sala, noi non daremmo alcuna indicazione di voto. Sappiamo che chi voterà il Partito Comunista al primo turno ha perfettamente la capacità di intendere la realtà da sé, agendo di conseguenza nella maniera più opportuna. Ognuno é libero di fare le sue scelte e di votare secondo coscienza, ma certamente io non darò mai l’indicazione di votare né Sala né la sua copia che sarà espressa dal centro-destra, né le coalizioni di interessi che li sosterranno. Bisogna spazzarli tutti.

Per chiudere: periferie, sanità, inclusione, e davvero tanto altro… una sintesi delle tue idee? Dove possiamo leggere il programma che porti avanti?

Vi leggo alcuni punti sintetici delle nostre proposte: favorire lo sviluppo di Milano a partire dalle periferie, decentralizzando attività produttive e servizi e promuovendo il sorgere di poli di aggregazione artistici, culturali, sociali e ludici. Estendere le elezioni del Consiglio Metropolitano ai cittadini dei Comuni che appartengono alla città metropolitana, garantendo diritti politici a 2 milioni di abitanti oggi esclusi.

Modificare l’assetto societario di ATM per sottoporla ad un maggiore controllo popolare. Dimezzare il prezzo dell’abbonamento annuale ai pendolari e agli studenti di famiglie a reddito medio-basso, con l’obiettivo massimo di un trasporto pubblico universale totalmente gratuito.

Prima dei “Milano non si ferma” viene la tutela della salute dei cittadini attraverso il rafforzamento della sanità pubblica, che deve essere universale e gratuita. Per ridurre l’inquinamento facciamo anticipare al Comune l’80% delle spese necessarie per accedere al bonus ristrutturazioni per la casa. 

Il programma completo lo si può trovare sui siti del Partito e sul sito Intellettualecollettivo.it, sul quale si trovano materiali politici molto utili messi a disposizione gratuitamente per tutti gli oppressi al fine di comprendere come funziona il regime in cui viviamo. 


23 GIU 2021 – Gabriele Mariani lista Milano in Comune – Civica AmbientaLista
28 GIU 2021 – Simone Sollazzo lista Milano Concreta
28 GIU 2021 – Gianluigi Paragonelista Italexit
2 LUG 2021 – Giorgio Goggilista Socialisti di Milano
7 LUG 2021 – Mauro Festalista Partito Gay – Solidale Ambientalista Liberale – LGBT+
7 LUG 2021 – Alessandro Pascalelista Partito Comunista
13 LUG 2021 – Bianca Tedonelista Potere al popolo Milano

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