Le stime sul PIL della Lombardia sono date in rialzo (+6,2% rispetto al +5,4% previsto a luglio), la ripresa è partita in maniera spedita, le attese sulla produzione sono positive. I dati del Booklet Economia curato dal Centro Studi di Assolombarda e pubblicati su Genio e Impresa, il webmagazine dell’associazione, evidenziano un’accelerazione significativa, anche se i livelli pre-Covid si ipotizza saranno superati solo nel 2022. Bene anche il numero di iscrizioni al Registro delle Imprese (14.989) in aumento del 4,7% rispetto alla media 2017-2019.
Cresce la fiducia nonostante il calo delle forniture dall’estero
Nel Nord-Ovest e in Lombardia cresce quindi il clima di fiducia, che tocca un nuovo record in Germania, torna ad aumentare in Spagna mentre è in netto peggioramento in Francia. A fronte di questo rinnovato slancio va però considerato che le imprese hanno dovuto supplire a partire dal 2020 del calo di forniture dall’estero, che ha portato a una consistente diminuzione delle scorte di prodotti finiti già nella scorsa primavera.
Scorrendo le pagine del Booklet di Assolombarda si legge che “nel secondo trimestre 2021, il 15% delle imprese manifatturiere del Nord Ovest riscontra ostacoli per insufficienza di input produttivi (tecnologia, energia, ecc. – era l’1% a fine 2020), il 19% delle imprese, tra agosto e settembre, segnala problemi all’export in termini di ‘prezzi e costi’ (era l’8% a fine 2020) e il 13% delle imprese dichiara difficoltà per l‘allungamento dei tempi di consegna (era il 5% a fine 2020)”.
Il mercato dell’Unione Europea resta il più strategico
Nonostante le difficoltà, l’export della regione ha segnato un + 6,6% nel II trimestre di quest’anno. Se si considerano i primi sei mesi del 2021, però, la performance delle esportazioni lombarde è limitata ad un +3%.
Elettronica (23,5%), Alimentare (12,3%) e Apparecchi elettrici (9,9%) guidano la classifica nel primo semestre mentre tra i comparti in calo da segnalare due pilastri dell’economia lombarda come la moda (-7%) e l’automotive (-6,4%). Il mercato dell’Unione Europea risulta essere quello che assorbe i quantitativi maggiori (54,1%) mentre quello extra UE risente ancora della lenta ripresa delle vendite verso gli Stati Uniti (45,1%).
Nuove imprese nei settori Finanza e attività professionali, tecniche e scientifiche
Tra aprile e giugno, le iscrizioni di nuove imprese alle anagrafi camerali sono aumentate del + 4,7% rispetto alla media 2017-2019 mentre le cessazioni sono 7.788, inferiori di quasi un quinto rispetto alla media 2017-2019 e ancora lontane dal fisiologico ‘ricambio’ del sistema.
Le nuove attività che superano il livello pre-Covid riguardano i settori della Finanza (+56%), delle Attività professionali, scientifiche e tecniche (+51%), dell’Immobiliare (+22%), dell’ICT (+21%) e delle Costruzioni (+21%). Restano ancora sotto i livelli 2017-2019, le attività che hanno maggiormente sofferto durante la pandemia: Alloggio e ristorazione (-29%), e anche nell’industria (- 15,6%).
Milano conta oltre il 40% delle nuove imprese nate in Lombardia
Il capoluogo lombardo si conferma la città dove si preferisce avviare un’attività imprenditoriale: tra aprile e giugno 2021 a Milano le aperture sono state di 6.484 unità, +6,8% sopra i livelli pre-pandemia (assunti come media del triennio 2017-2019), mentre le iscrizioni negli altri territori lombardi crescono la metà (+3,2%), pur rilevando una crescita in controtendenza rispetto al -3,6% del totale Italia. La città da sola, dopo la paralisi della primavera 2020, conta oltre il 40% delle nuove imprese nate nella regione. La situazione delle cessazioni resta invece lontana dalla normalità, perché ancora condizionata dalle misure contingenti: sono 3.293 le cancellazioni (al netto di quelle d’ufficio), circa il -7% di quanto osservato in media nel 2017-2019).
Monza-Brianza, bene l’export di farmaceutica, chimica e metalli
A Monza-Brianza la nascita di nuove imprese rispecchia le buone performance economiche del territorio. Tra aprile e giugno 2021 si registrano 1.247 nuove aziende, +8,6% alla media del triennio 2017-2019 (pre-Covid). Le cessazioni (640, al netto delle cancellazioni d’ufficio) invece, sono ancora ridotte rispetto a quelle ‘normali’ registrate nel periodo antecedente la pandemia, risentendo plausibilmente anche dell’effetto delle misure di sostegno messe in atto dal Governo.
Lodi, elettronica e alimentare tra i comparti più in salute
Segnali positivi di ripartenza nel lodigiano, dove tra aprile e giugno 2021 hanno aperto 260 nuove imprese. Rispetto alla media del triennio 2017-2019, il numero di iscrizioni cresce quindi del +4%, sostanzialmente in linea con la dinamica lombarda (+4,7%). Sono di oltre un terzo inferiori rispetto al periodo pre-pandemia le cessazioni che sono 126, un dato che sconta anche l’effetto delle misure di sostegno messe in atto dal Governo
A Pavia crescono le imprese ma al di sotto della media regionale
A Pavia nel secondo trimestre 2021 rispetto al lockdown del 2020 tornano a crescere le nuove imprese che aumentano di 635 unità, ma, diversamente dalla dinamica regionale, il numero risulta ancora inferiore del -8,1% rispetto al periodo 2017-2019, prima dello scoppio della pandemia. Un ritardo nel ritorno alla normalità anche per le cessazioni: sono 400 le imprese cancellate nel trimestre (al netto di quelle d’ufficio), in aumento rispetto al 2020, ma ancora oltre un quarto in meno rispetto al pre-Covid.
Le piccole imprese devono aggregarsi e riunirsi in filiere
Se la locomotiva lombarda ha ripreso a marciare, quindi, permangono elementi di criticità dovuti a fattori esogeni. La pandemia ha condizionato e alterato un modello che già aveva palesato qualche scricchiolio e d’ora in avanti è necessario accelerare su quel cambiamento culturale, da tanti invocato ma solo in parte attuato.
Un tema, questo, che chiama in causa le piccole imprese che devono avviare un processo di aggregazione, riunirsi in filiere per competere in uno scenario internazionale sempre più alterato e sottoposto a turbamenti dovuti a elementi non attinenti al puro ciclo eonomico. Investire in formazione e produttività rappresenta un binomio vincente che richiede, però, un supporto al mondo imprenditoriale da parte del sistema creditizio e appropriati aiuti pubblici.
La pandemia deve indurre a un’attenta riflessione sui modelli di produzione
Le criticità emerse sul fronte delle catene di approvvigionamento (supply chain) hanno portato numerose imprese a ricorrere alle giacenze nei magazzini per assorbire le tensioni sui prezzi e sulle disponibilità di materie prime e semilavorati, uno scenario che ha messo in ginocchio diverse attività e che potrebbe malauguratamente riproporsi negli anni a venire. La chiusura delle frontiere al di fuori della Cina ha avuto forti ripercussioni anche in Europa e la forte riduzione del traffico aereo, in particolare di quello proveniente dai mercati asiatici, ha comportato riflessi notevoli sul calo del trasporto merci.
L’inevitabile conseguenza sono stati i ritardi di produzione a causa della mancata disponibilità di componenti essenziali. Un meccanismo che ha posto una serie di problemi a catena sui principali bacini di produzione e quello della Lombardia è stato ampiamente penalizzato anche se oggi sta reagendo con la consueta determinazione e lungimiranza della classe imprenditoriale.
Adesso è il momento giusto per avviare a livello nazionale – partendo dai singoli territori – un cambiamento non semplice da compiere entro il 2026, quando scadranno i benefici del Recovery Fund.