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Milano fa paura …dati alla mano

Milano si mantiene ai vertici dell’Indice della criminalità 2023 del Sole 24 Ore, registrando 6.991 reati denunciati ogni 100.000 abitanti nel corso del 2022. Inoltre, nel primo semestre del 2023, le denunce sono aumentate del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Se confrontato con i dati del 2019 e degli anni precedenti, si nota un calo complessivo dei reati denunciati a Milano, con un totale di 225.078 nel 2022 rispetto ai 219.671 del 2019. Tuttavia, emergono problemi legati ai reati che spesso si verificano per strada. Milano registra tassi superiori per i furti con destrezza (1.030 ogni 100.000 abitanti) sia nelle strade che negli esercizi commerciali.

Inoltre, la città ha alzato l’asticella per il numero di rapine in pubblica via e furti con strappo, che precedentemente appartenevano ad altre province (Rimini e Napoli).

Rapine in aumento: un ritorno al 2007

Le statistiche parlano chiaro: il capoluogo lombardo ha visto un incremento delle rapine in pubblica via, riportando i livelli al 2007. Nel corso degli ultimi dodici mesi, sono state denunciate oltre 33.163, che significa una media di 7,4 rapine al giorno sul territorio cittadino.

Restando sul tema di furti, aggressioni, scippi risse e rapine, si registrano 5.985 reati
all’anno ogni 100.000 abitanti. Milano detiene il primo posto nella classifica delle città d’Italia più pericolose.

Salgono anche i dati sulle aggressioni, anche a sfondo sessuale. Nel 2022, in tutto l’anno, si sono contati ben 587 stupri denunciati, pari a 18,2 ogni 100 mila abitanti, che collocano il capoluogo meneghino al quarto posto nella triste classifica nazionale (precedono Imperia 23,5, Bologna 21,6 e Trieste 18,9).

Peggiora, amplificata dai social network, anche la percezione

La Stazione Centrale, nota per essere un punto nevralgico della città che non è mai stato un presidio di sicurezza, è diventata ancor di più zona di caccia per il borseggio con destrezza. Zone come Via Padova, Via Giambellino e Corvetto, Porta Venezia, ecc… sono diventate palcoscenici di risse e degrado.

Anche nei quartieri più frequentati, come Corso Como, Navigli e parte del centro storico, si sono viste aggressioni e spacciatori di droga che agiscono indisturbati.

Non è nemmeno una novità il numero di scippi che avvengono ogni giorno in metropolitana e in punti turistici della città, a danno di turisti e lavoratori.

A maggio, il quotidiano “Il Giornale” ha pubblicato una lettera una giovane cittadina di Milano, preoccupata per la sua sicurezza e quella dei suoi concittadini. Nel suo messaggio, denuncia l’escalation della criminalità nella città. La ragazza racconta episodi di violenza e aggressioni a cui ha assistito, esprimendo la paura. La sua speranza è che “le segnalazioni possano portare a un cambiamento, affinché nessuno debba più temere di uscire in una città che un tempo era un esempio di virtuosità e sicurezza”.

Tra aspettativa di sicurezza e percezione delle nuove generazioni si sta generando un sentimento che vive e viene alimentato attraverso i social. Se da una parte è innegabile che siano aumentati certi reati, dall’altra il continuo bombardamento in diretta streaming ha alzato l’ansia dei più giovani che si affacciano per la prima volta alle problematiche delle grandi città.

Milano è peggio di 10 o 20 anni fa? No. Come dimostrato dalla serie storica del Ministero dell’Interno elaborata dal Corriere della Sera dal 2009 le maggiori città italiane hanno visto un costante calo dei reati fino al 2019. Durante la pandemia i dati non sono da considerarsi rilevanti e dal periodo post pandemia c’è stata una forte impennata e in moti casi un aumento rispetto al 2019 ma non per molti anni precedenti.

Se si guarda ai primi anni duemila ci si accorge che i numeri sono molto diversi. Un esempio su tutti sono i furti auto: a Milano negli ultimi 12 mesi sono stati 13.300 (2° posto in Italia) nel 2013 erano il doppio (26.500) e il dato più vecchio, quello del 2009, segna 30.000.

Le stesse proporzioni anche su danneggiamenti e vandalismo. Non si direbbe dalla quantità di video che girano sui social ma sono sensibilmente diminuiti rispetto a 20 anni fa. Questo non significa che sia accettabile ma sottolinea la differenza tra i dati (almeno un po’ rassicuranti) e la percezione che invece è decisamente peggiorata.

La spinosa questione dell’immigrazione

Non bisogna cadere nel pregiudizio, ma attenersi ancora una volta ai dati. Negli ultimi tre anni, più del 60% degli arrestati sono cittadini extracomunitari. Un dato in aumento amplificato dalla forte immigrazione e dalla scarsa integrazione.

Le rilevazioni del Ministero della Giustizia evidenziano che un terzo dei reati commessi in Italia è attribuibile agli extracomunitari. Il 31% dei detenuti nelle carceri italiane è straniero, e molti di loro sono condannati per reati contro il patrimonio, contro la persona o reati legati alla droga.

Il legame tra immigrazione e criminalità è innegabile, soprattutto se si considerano gli “irregolari”, cioè coloro che per vari motivi non avrebbero diritto di essere in Italia o sono nelle condizioni di non poter avere un lavoro stabile per mantenersi. Un buon numero di persone che scompaiono nell’anonimato finendo inevitabilmente tra le fila della delinquenza “di strada”.

La “lotta” tra le parti

Il Sindaco Beppe Sala (ma non è certo il solo) reputa Milano una città sicura e nega che ci sia un vero “stato di emergenza”, per altri invece è tutto “fuori controllo”. Quasi un anno fa l’influencer e imprenditrice Chiara Ferrigni aveva fatto molto discutere quando dichiarò: “Ogni giorno ho conoscenti e cari che vengono rapinati in casa, piccoli negozi al dettaglio di quartiere che vengono svuotati dell’incasso giornaliero, persone fermate per strada con armi e derubate di tutto”.

Entrambi hanno ragione o meglio, entrambi hanno torto. L’affermazione di Chiara Ferragni è oggettivamente esagerata e poco credibile anche solo sul piano statistico.

Guardando i dati Milano non vive uno stato di emergenza generale ma certamente l’inversione di tendenza di alcuni indici negli ultimi due anni non possono essere presi con leggerezza.

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