Il Corpo e l’Anima è una mostra particolarmente interessante e convincente proposta a Milano, nella magica cornice del Castello Sforzesco di Milano, imperniata sulle eccezionali collezioni spesso poco note della città metropolitana e proponente opere da prestiti prestigiosi.
Il biglietto d’ingresso alla mostra, inaugurata il 21 luglio e proveniente dal Museo del Louvre di Parigi, consente di visitare le Sale Viscontee del Castello e di ammirare pezzi di indubbio valore, dalle decorazioni delle sale stesse tra le quali gli stemmi dei soffitti, ai rilievi archeologici cittadini e lombardi trasportati in città, fino alla Pinacoteca con le opere dei maestri più noti al pubblico.
Spiccano alcuni quadri di Vincenzo Foppa, un Pitocchetto alquanto inedito per eleganza e luminosità, ci sono Canaletto e Campi, Romanino, Moretto, Andrea Mantegna con “Madonna in gloria e santi Giovanni Battista, Gregorio Magno, Benedetto e Girolamo”, Correggio, Lotto, Tiziano e l’elenco è ancora lungo.
I visitatori sono particolarmente attratti dall’esposizione delle armi da fuoco e bianche, in teche che permettono di individuare facilmente come si preparavano ai combattimenti un tempo, mentre la storia milanese e lombarda scivola tra le pietre di scorci affascinanti, passando per le lastre tombali e le pietre che hanno costituito le fondamenta di una cultura spessa e ancora capace di educare e di insegnare.
Due aspetti che si intrecciano con la bella mostra “Il Corpo e l’Anima da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento”, dedicata ad una sessantina d’anni dell’arte italiana più amata al mondo, con riferimenti antichi e continui rimandi al patrimonio in essere a Milano, assieme al Louvre parigino e con prestiti interessanti come dal Museo del Bargello di Firenze, il Metropolitan Museum di New York, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Museo Nacional del Prado di Madrid, il Victoria&Albert Museum di Londra, che si aggiungono a quelli parigini ed alle opere milanesi.
Il periodo scelto: dalla Firenze di Donatello alla scomparsa di Leonardo
Il periodo scelto, infatti, va dal ritorno a Firenze di Donatello, avvenuto nel 1453, fino alla scomparsa di Leonardo da Vinci e di Raffaello Sanzio, avvenute nel 1519 e nel 1520.
Nell’esposizione sono stati messi in luce i riusciti tentativi dei vari maestri di fare risaltare l’espressività umana, le emozioni profonde, il dolore e la tristezza, la speranza in un aldilà e una ricerca di continuità con il passato che riconduce ad antichi ritrovamenti, ad antiche produzioni in pietra.
I materiali prediletti sono stati il marmo, la cartapesta, la terracotta, il legno, come bellissime deposizioni raramente giunte a noi proprio per la delicatezza del materiale sottoposto al pericolo degli incendi o del suo naturale deperimento.
Troviamo opere in bronzo e alcuni esempi della maestria di Andrea Della Robbia, fino ad arrivare alla seconda sala della mostra, dove si può ammirare la cosiddetta “Pietà Rondanini”, ultima opera incompiuta di Michelangelo e a Milano nella sua struggente bellezza. In tutto sono esposte 120 opere che hanno ottenuto un ottimo successo durante l’esposizione parigina e che ora sembrano trovarsi proprio nel loro ambiente naturale, con quell’estro milanese che ha caratterizzato l’opera matura di Leonardo da Vinci, piuttosto che cornice dell’ultima opera di Michelangelo.
Un periodo storico-artistico che trova “spiegazione” pertanto nelle sale stesse dello Sforzesco, che induce a comprendere meglio e più da vicino quali scenari potessero sottendere l’opera di maestri di calibro che hanno implementato l’arte europea come mai prima. Lavoravano tra Milano, Venezia, Roma, Firenze, Ferrara, Padova e Bologna personalità come Raffaello e Donatello, ma anche il Verrocchio, il Bambaia, Leonardo e Michelangelo, addestrando accanto a sé botteghe che, a loro volta, hanno trasmesso un gusto per lo stile incomparabile. E tutto in una politica che spesso sosteneva gli artisti, li manteneva a corte, impegnata a dimostrare lo sfarzo e il potere anche attraverso le opere prodotte ed esposte, lo testimonia bene il Gonfalone della città di Milano, ad esempio, ma che era anche impegnata a non lasciarsi sopraffare e a scender in armi, in un territorio suddiviso in signorie più o meno grandi e più o meno fragili.
Dalla storia ai linguaggi artistici
I linguaggi artistici pertanto erano intrisi di quella storia e di quel vissuto e hanno lasciato la lezione di un’incomparabile capacità di mescolanza, per uno stile unico e irripetibile, dalla magica bellezza. Ed era uno stile completo, basato non soltanto sullo studio di colori e materiali, ma anche dell’anatomia, per dare vitalità alle sculture ed ai quadri; oppure dell’ottica, scandagliando l’anima per dare alle proprie opere valore immortale facendo loro impersonare gli umori e le emozioni umane.
L’anima, insomma, che ben si vede e si percepisce in mostra. Ci sono movimenti che sembrano attivarsi ancora mentre osserviamo, come nella “Scena di combattimento: cavaliere che si difende contro quattro soldati”, una terracotta cinquecentesca con tracce di bronzo del fiorentino Giovanfrancesco Rustici; oppure “Ercole ed Anteo” di Antonio di Jacopo Benci, bronzo quattrocentesco dall’indubbia vitalità intrinseca. Molti gli accostamenti del dolore di Cristo a quelli umani, con la Maddalena coperta soltanto dai suoi capelli, rappresentata sia giovane donne che anziana, mentre i compianti sul Cristo morto, di vari autori, materiali e fattezze, riconducono allo studio della sofferenza alla quale ogni artista sembra voler dare spiegazione. Prima di giungere alla “Pietà Rondanini” (inamovibile, pertanto a Parigi è stata sostituita con gli “Schiavi”, sempre di Michelangelo), non si può non soffermarsi sulla magnifica scultura del milanese Cristoforo Solari “Cristo alla colonna”, nella quale il soggetto non si lascia travolgere dalla propria sofferenza, ma guarda il visitatore senza perdere la propria umanità, anche se condannato.
La mostra
La mostra si suddivide quindi in quattro sezioni: “Il furore e la grazia”, in cui prevalgono le tensioni muscolari, l’espressività, gli abiti, la bellezza dei corpi sia maschili che femminili, con le “Tre grazie” ad affascinare.
Quindi la commozione della scultura religiosa della sezione “L’arte sacra: commuovere e convincere”, per arrivare alla terza sezione dal titolo “Da Dionisio ad Apollo” con richiami all’arte classica, soprattutto con scene come il “Laocoonte” o “Spinario”, riprodotti in lavori rinascimentali: i gesti semplici della vita quotidiana si ammantano di levità e di estrema bellezza in lavori davvero stupefacenti ancor oggi. Qui troviamo la vivida ceramica della Robbia, ad esempio.
Poi “Roma caput mundi” dove Michelangelo cerca l’ideale assoluto di bellezza per superare la Natura con l’arte. Interessante anche il video della rappresentazione teatrale di Giovanni Testori dedicato a Maria di Nazareth nella rilettura della Compagnia Tiezzi-Lombardi.
Altrettanto interessante la possibilità di capire anche la musica rinascimentale, accedendo ai canali Facebook e YouTube del Castello Sforzesco e della Civica Scuola di Musica “Claudio Abbado”, dove è disponibile il concerto “Zephyro Spira. Chancon, Frottole e Villanesche nel primo Rinascimento”, eseguito e ripreso a porte chiuse dalla Civica Scuola di Musica “Claudio Abbado”.
La mostra sarà aperta fino al 24 ottobre prossimo, dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle ore 19.30, e prevede un biglietto d’ingresso, unico per i Musei del Castello e le mostre.
Alessia Biasiolo
Fino al 24 ottobre 2021
Il Corpo e l’Anima, da Donatello a Michelangelo.
Castello Sforzesco
Da martedì a domenica, 10-19.30
Lunedì chiuso
Ultimo ingresso ore 18.30
Info: milanocastello.it