Quasi quotidianamente la cronaca riporta episodi di intolleranza e di aggressioni ai danni dei sanitari che operano nei pronto soccorso degli ospedali italiani. Da Nord a Sud non fa differenza. Forse l’espressione è poco consona ma si deve parlare di corsie paragonate a campi di battaglia.
Quello che deve essere un luogo di cura, dove un cittadino si reca per ricevere soccorso, sta diventando una vera e propria trincea.
L’episodio più eclatante è avvenuto un paio di settimane fa a Foggia dove una cinquantina tra parenti e amici di una 22enne deceduta dopo un intervento a causa di un incidente stradale, hanno aggredito i medici e gli infermieri. In molti si sono presentati all’ingresso dell’ospedale raggiungendo i sanitari e dando inizio a una violenta aggressione.
Una notte da incubo con un medico che è stato colpito da diversi pugni sul viso, mentre il resto del personale si è barricato in una stanza per chiamare i soccorsi, evitando ulteriori aggressioni. A parte questo episodio sgradevole, la maggior parte dei protagonisti che danno luogo a escandescenze sono ubriachi, drogati e sbandati, ma il più delle volte sono i parenti di qualche ricoverato.
Le statistiche evidenziano che oltre un sanitario su due (il 56,7 per cento) è stato vittima di aggressioni (la maggioranza donne con il 59 per cento), mentre il 50 per cento ha subito più di un episodio di violenza, in prevalenza in ambito psichiatrico.
Ormai in tutti gli ospedali i medici devono organizzare e frequentare corsi di autodifesa per prevenire aggressioni fisiche e verbali. Quale futuro ci aspetta? Molti giovani medici per cercare condizioni di formazione e di lavoro migliori vanno all’estero e questo non fa certo piacere. Sembra che le aggressioni siano aumentate con il Covid, anche se è difficile stabilire la vera causa.
Spesso però questo stato di insofferenza da parte dei pazienti nasce anche dal fatto che sono lunghi i tempi di attesa e di sovraffollamento. Sicuramente non è la violenza l’unico modo per farsi giustizia. La politica, preoccupata, propone di istituire un presidio di forze dell’ordine in ogni ospedale. Ma basta solo questo per arrestare la violenza?
Articolo pubblicato sul tabloid L’Eco di Milano e Provincia • Consulta il nostro archivio