La “Cassina di pomm” è stata il “Bois de Boulogne” a Milano. Faceva parte di un territorio dedito alla coltivazione delle mele, idea realizzata dal Duca di Milano Francesco Sforza già nel XV secolo. Destinata a luogo di villeggiatura, la Cassina e l’attigua villa rimangono uno dei più antichi luoghi attraenti della Milano d’un tempo.
Posta sulla strada per Monza la “Cassina di pomm” fu usata anche come punto di sosta postale per il ristoro ed il cambio dei cavalli. Si fermarono per pernottare e consumare una colazione Radescky – Garibaldi – Napoleone – Foscolo – Casanova, mentre Carlo Porta e Stendhal erano abituali frequentatori. Col tempo la Cassina divenne un’osteria ove si servivano i piatti tipici di Milano, tra cui famosi: el risott giald e con l’oss buc – la cutuleta cul manigh – la pulenta vuncia – la cazzoeùla – la fritada de gamber – ed il famoso dessert zabaiun innaffiato cun l’aqua del Laber, una specie di grappa dal gusto robusto.
L’antica osteria Cassina di Pomm, dal ‘900 ad oggi
A partire dal Novecento la Cassina divenne un ristorante tipico rimasto poi sempre ben frequentato. A fianco dell’edificio insiste un piccolo ponte di ferro che congiunge le due sponde della Martesana, un canale artificiale di marca leonardesca; il ponte del “pan fiss”, detto del pane sicuro per via di una nota fabbrica di candele (Bonomi) che assicurava a tutti i dipendenti di godere di lavoro sicuro. Ora nel luogo della cereria è sorto un parco pubblico conosciuto come giardino “Cascina di pomm”.
La Cassina è situata in fondo a via Melchiorre Gioia lungo il naviglio della Martesana e conserva un aspetto fascinoso anche perché poco è cambiato dalla sua costruzione originaria: pianta ottagonale a Corte. Alcuni storici ci vedono nel luogo la mano di Leonardo da Vinci quando per ordine del Duca di Milano Ludovico il Moro Sforza riprogettò alcuni insediamenti realizzando nel contempo la sistemazione di tutto il reticolo di canali e fiumi che attraversavano Milano mettendo mani su chiuse, sbarramenti, conche, alzate, essenziali per i collegamenti ed il trasporto di derrate d’ogni genere così evitando il formarsi di ritardi e soste.
Sulla “Cassina di pomm” ci sono rimasti resoconti e cronache che vale la pena ricordare. Il famoso poeta meneghino Carlo Porta “ …el rivava in osteria in carozza cun ses servidur in livrea cul colur de zaffran”.
In occasione dell’arrivo di Napoleone a Milano, del 14 maggio 1809 scrisse su un tavolo dell’osteria un “brindes”, una sviolinata, dedicata al “CAPPELLIN”, così chiamava l’Imperatore: “… finalmente le venù quell umett del Cappellin… sbraggem coi tazz in man…. Viva el noster imperatur, Napoleon”. Carlo Porta sostava volentieri alla Cassina, guadagnava un cantuccio a lui preferito bevendo un bel boccale di vino bianco in cui intingeva i “naviselitt”, gustosi noti biscotti. Stendhal quando approdò alla Cassina rimase ammirato del contesto: “… il mio cuore qui trova l’dea del bello…”. Egli paragonava quest’angolo di Milano appena fuori delle mura spagnole, al “Bois de Boulogne” di Parigi.
La Cassina veniva frequentata dal maresciallo Radesky e dal suo Stato Maggiore; quando gli servivano la “cotoletta “imburagiada” andava in sollucchero. Però quando desiderava consumare l’altro suo piatto preferito, gli gnocchi, andava a casa della sua fantesca, da cui ebbe ben quattro figli, Giuditta Meregalli di Sesto San Giovanni.
Ancora, molti personaggi della nobiltà e borghesia milanese dell’Ottocento non potevano resistere alla tentazione di assaporare il famoso piatto della tradizione meneghina, la Cazzoela, un piatto gustosissimo e di difficilissima preparazione. E si diceva pure della Cassina: “ chi a la Cassina di Pomm ghiè l’alegria perché ghe anche il mej de l’Osteria…
Un’ultima norazione. Nel XVI secolo, i nobili Marino-Deleya (riferimento palazzo Marino sede del comune di Milano conseguirono la proprietà della Cassina. Da quella famiglia discese Marianna de Lejva che ispirò il personaggio manzoniano della monaca di Monza ne “I promessi sposi”.
Così quella “Cassina di pomm” è ammantata d’una storicità imprevedibile.
Osmano Cifaldi