Al Policlinico di Milano è stato eseguito il trapianto numero 500 da donatore vivente. Un atto d’amore che ha visto coinvolti due membri di una famiglia, mamma e figlio, con la donna che ha donato un rene nel giorno del suo compleanno.
I due risiedono in un’altra regione, dove l’uomo era in cura per una grave insufficienza renale sviluppata solo pochi anni prima. L’uomo ha circa 50 anni ed era prossimo a dover ricorrere alla dialisi e l’unica strada percorribile era quella di un trapianto d’organo. La lista d’attesa era lunga e quindi si è optato per la donazione da vivente, una pratica ancora poco diffusa in Italia.
Nel 2021 nel nostro paese le donazioni sono state 1.725 contro le 1.539 del 2020 (+12,1%), di cui 1.363 da donatori deceduti (+10,4%) e 362 da viventi (+19,1%). Sono stati effettuati 2.051 trapianti di rene, oltre la metà dei 3.778 complessivi (341 in più rispetto al 2020) e la Lombardia è la regione con il più alto numero di interventi eseguiti (686 in totale, fonte CNT, Centro Nazionale Trapianti).
Eseguiti gli accertamenti del caso la madre è risultata compatibile, le sue condizioni di salute erano buone pertanto è stato possibile procedere al doppio intervento: di prelievo dell’organo dalla donna prima, e di trapianto successivamente.
Oggi madre e figlio sono tornati a casa, stanno entrambi bene e il pericolo della dialisi è ormai un ricordo. Tutta la gestione della procedura – dagli esami di laboratorio fino ai due interventi – è stata presa in carico dagli specialisti della Chirurgia Generale – Trapianti di rene del Policlinico di Milano, guidati dal professore Mariano Ferraresso.

Un gesto d’amore che deve essere considerato come prima opzione
“Il trapianto di rene da donatore vivente – spiega Ferraresso – è una procedura ancora poco praticata in Italia. Il più delle volte viene vista come ultima scelta dopo lunghi periodi di attesa di un rene da donatore deceduto, anche se i risultati internazionali ci dicono che questa è la prima opzione da prendere in considerazione, specialmente quando ancora la dialisi non è iniziata.
Purtroppo non sempre è praticabile e a volte non basta solo la volontà: ci vuole anche una forte determinazione. Nel nostro caso, per arrivare all’intervento, entrambi hanno dovuto perdere tra i 15 e i 20 kg di peso mentre la mamma donatrice ha smesso di fumare dopo 40 anni i suoi due pacchetti di sigarette giornalieri. Tutto questo dimostra come sia messa la massima cura nella selezione dei donatori per garantire che il loro gesto d’amore avvenga in tutta sicurezza”.
Il più giovane trapiantato aveva un anno, il più anziano 83
“Il primo trapianto di rene al Policlinico di Milano è del 1969 – commenta il direttore generale Ezio Belleri – e da allora i nostri chirurghi ne hanno fatti quasi 3.700, di cui 460 su pazienti pediatrici.
Il primo intervento con un donatore vivente è del 1970 e oggi arriviamo a contarne ben 500, di cui 62 a favore di bambini con gravi patologie renali. Tra questi gesti di generosità e altruismo ce ne sono due che spiccano in particolare, due donazioni ‘samaritane’, in cui il donatore ha voluto dedicare uno dei propri reni ad un paziente che non conosceva. Il paziente più giovane che abbiamo trapiantato aveva solo 1 anno, il più anziano 83; questo, credo, rende bene l’idea di cosa significhi lavorare ogni giorno per prendersi cura di tutti, in ogni età della vita”.