Riprende con vigore la produzione industriale lombarda nel secondo trimestre 2021 e cresce del +3,7% congiunturale grazie al forte rimbalzo sullo stesso periodo del 2020 (+32,5%) portando il dato ben al di sopra della media 2019 (+9,3%). Fanno da traino al recupero produttivo gli ordini sia domestici (+3,8% congiunturale) che esteri (+6,1%) che sono superiori ai livelli pre-crisi (+10,0% gli ordini interni e +19,6% quelli esteri). È quanto emerge dall’analisi congiunturale manifatturiera in Lombardia di Unioncamere, Regione e Confindustria Lombardia, che ha messo in evidenza il ritorno della produzione industriale lombarda oltre i livelli pre-crisi sanitaria. I dati sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa promossa da Unioncamere Lombardia.
Bonometti: “Gli imprenditori della Lombardia hanno saputo resistere e ripartire”
“L’export dell’industria lombarda traina la ripresa della nostra Regione, grazie alla caparbietà e alla determinazione degli imprenditori presenti nei mercati esteri che, anche in un periodo di difficoltà e incertezza, hanno saputo resistere e ripartire con ancor più decisione. Altri segnali dello stato di salute sono la diminuzione del livello di indebitamento delle imprese e la crescita degli investimenti” ha affermato Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia. “L’industria manifatturiera ha consentito all’Italia di restare in piedi durante la crisi sanitaria. L’auspicio di Confindustria Lombardia è che la ripresa non venga compromessa da fattori esterni al mondo dell’industria, in particolare da nuove restrizioni a livello nazionale e internazionale, instabilità politica e soprattutto rincari dei prezzi delle materie prime. Permangono le preoccupazioni in modo particolare per il settore automotive, in seguito alla proposta UE sulle emissioni di CO2, che impatterà fortemente sulla filiera italiana. All’Europa chiediamo una politica industriale per l’auto, necessaria per difendere la competitività del nostro continente nei confronti dei principali competitor, USA e Cina”.
L’indice manifatturiero di Unioncamere Lombardia si porta così a 114,6 superando sia il livello medio 2019 sia il punto di massimo del 2008 (113,0). Si registra invece una leggera contrazione congiunturale (-0,5%) della produzione delle aziende artigiane manifatturiere con un più modesto rimbalzo tendenziale (+22,6%): il comparto non ha ancora recuperato i livelli pre crisi (-5,6% sulla media 2019). Siderurgia e minerali non metalliferi supportano la ripresa mentre si confermano le maggiori difficoltà per il sistema moda. Sale anche l’attenzione sui prezzi per i rincari delle materie prime.
Auricchio: “L’industria ha recuperato, artigianato in affanno”
“Nel secondo trimestre la produzione del settore manifatturiero lombardo accelera sensibilmente per le imprese industriali, ma gli artigiani faticano ad agganciare la ripresa” – ha dichiarato il Presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio. “Con questo incremento dell’indice della produzione, l’industria ha ampiamente recuperato i livelli produttivi pre-crisi, che purtroppo sono ancora distanti per l’artigianato. I segnali positivi sono confermati dagli ordinativi, con la produzione assicurata ai massimi sia per l’industria (76,1 giornate) che per l’artigianato (43,4 giornate) e con aspettative positive per la produzione, la domanda e l’occupazione. Permangono le tensioni sui prezzi delle materie prime con incrementi a due cifre: +11,0% congiunturale per l’industria e +13,8% per l’artigianato, ma gli imprenditori sono ottimisti.”
Gli imprenditori lombardi sono ottimisti anche relativamente al recupero dei livelli produttivi e occupazionali nel prossimo trimestre, dando un quadro complessivo in netto miglioramento.
Bene chimica, legno, alimentari e siderurgia, stenta la moda
Tutti i settori nell’industria registrano un rimbalzo consistente sul secondo trimestre 2020 e spesso riescono a riportarsi sui livelli medi del 2019. Ottima la performance di Siderurgia (+29,4% sulla media 2019) trainata dalla domanda di ferro e acciaio e dei Minerali non metalliferi (+28,6%), settori legati alle costruzioni che registrano i migliori risultati. Incrementi tendenziali a due cifre anche per la Chimica (+19,5%), gli Alimentari favoriti dalle riaperture (+11,3%) e il Legno-mobilio (+10,5%), anch’esso influenzato dal settore edile. Ancora sotto i livelli pre-crisi invece tutto il comparto moda (Abbigliamento-7,4%, Pelli-calzature -8,1% e Tessile -8,2%) e i Mezzi di trasporto (-21,3%).
Più negativo il quadro dell’artigianato: hanno pienamente recuperato i valori pre-Covid la Siderurgia (+16,6% sulla media 2019) e la Meccanica (+0,6%). Tra i settori che si avvicinano maggiormente ai livelli precedenti all’emergenza sanitaria troviamo l’Abbigliamento (-3,0%), unico tra i settori del comparto moda a limitare le perdite, la Gomma-plastica (-4,8%) e i Minerali non metalliferi (-6,2%). Divari molto pesanti con il dato pre-crisi per le Manifatture varie (-31,2%) e le Pelli-calzature (-40,1).
Il fatturato a prezzi correnti dell’industria cresce del 4,6% congiunturale: il confronto con la media 2019 registra un +18,3% che è legato anche agli incrementi di prezzo in atto. Per le imprese artigiane il fatturato cresce del +1,0% congiunturale e si rivela insufficiente a recuperare i livelli pre-crisi (-3,8% il confronto con la media 2019).
Aumentano gli ordinativi, in particolare dall’estero
Gli ordinativi dell’industria crescono del +6,1% congiunturale dall’estero e del +3,8% dall’interno superando i livelli pre-crisi (+19,6% per la domanda estera e +10,0% per quella interna). Risultati più contenuti per l’artigianato con un incremento congiunturale dell’1,7% per il mercato interno e dello 0,4% per l’estero. Il livello pre-crisi viene superato dagli ordini dall’estero (+7,0%) ma non per quanto riguarda il mercato interno (-6,9%).
La quota del fatturato estero sul totale rimane elevata per le imprese industriali (38,7%) e resta poco rilevante per le imprese artigiane (7,4%).
Diminuisce il ricorso alla Cassa integrazione guadagni
L’occupazione per l’industria presenta saldo positivo (+0,5%) e diminuisce il ricorso alla CIG: la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione scende al 20,8% e la quota sul monte ore al 2,5%. Saldo occupazionale positivo ma modesto per l’artigianato (+0,1%), con ricorso alla CIG in diminuzione: il 18,5% delle aziende dichiara di aver utilizzato la cassa integrazione e la quota sul monte ore scende al 2,2%.
Parolo:”Operare in una logica di investimento e territorialità”
“I dati della ripresa fanno tirare un primo sospiro di sollievo, con una produzione industriale reattiva sia in chiave congiunturale (+3,7%) sia rispetto al livello medio 2019 del pre-crisi (+9,3%) – ha ricordato Daniele Parolo, presidente CNA Lombardia – e un artigianato che, sebbene registri una flessione di mezzo punto percentuale rispetto al I trimestre 2021, dà segnale di assestamento aprendo alla prospettiva di un dato in positivo per il prossimo trimestre. Si apre ora una nuova fase alla vigilia di una grande stagione di ricostruzione: l’Italia, ed in essa la Lombardia, dovranno pianificare oculatamente la spesa del PNRR in una logica di investimento e territorialità, agevolando il più possibile l’atterraggio sui territori e sulle imprese del piano di rilancio. Una Lombardia che dovrà mostrarsi ancor più dialogante e coesa per far fruttare quegli ipotetici 35,2 miliardi in arrivo che rappresentano l’8,8% del Pil regionale. Incidenza sul Pil regionale del PNRR che è al di sotto della media nazionale, pari al 13,1% (fonte indagine CNA-Centro Studi Sintesi).
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