La Regione Lombardia ha autorizzato, su proposta dell’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, il controllo mediante abbattimento dei piccioni, per prevenire gravi danni alle colture agricole.
Il “prelievo”, cioè l’abbattimento, potrà essere effettuato dal 19 settembre 2021 al 31 gennaio 2022 su tutto il territorio regionale e solo entro 100 metri dai confini degli appezzamenti agricoli interessati dalla presenza del colombo di città. È stato stabilito un numero massimo di 20mila capi e ad occuparsi della cosa saranno esclusivamente 800 cacciatori autorizzati.
“Questa specie – ha dichiarato Fabio Rolfi – negli ultimi quindici anni ha causato danni per oltre 1 milione di euro all’agricoltura. Nel 2020 i danni ammontano a 100.000 euro in tutta la Lombardia. In considerazione dell’aumento dei danni e della diffusione del piccione, e visto che i metodi dissuasivi non funzionano, riteniamo opportuno un intervento che ha l’autorizzazione da parte dell’Ispra”.
Il problema
Il problema è causato dal “piccione di città” o “piccione domestico”, nome volgare per identificare la Colomba livia domestica, che a dispetto del nome spesso si sposta nei territori coltivati per nutrirsi di colture e sementi. Inutile dire che nel 2020 le gite fuori porta sono state più frequenti perché il lockdown, la minor circolazione delle persone e la minore presenza di rifiuti, hanno costretto questo animale a cercare il cibo altrove.
Le coltivazioni che hanno subito i danni più rilevanti nel 2020 sono state avena, colza, erba medica, frumento, girasole, mais, orticole, orzo, riso e soia.
Vita da piccione
La sussistenza del piccione è strettamente legata all’uomo. L’aumento dei colombi nelle città si è avuto fin dal secondo dopoguerra quando l’uomo ha introdotto nell’ambiente ingenti quantità di rifiuti e cibo offerto volontariamente dai cittadini zoofili. Nei centri storici l’80% del cibo viene somministrato direttamente o indirettamente dalle persone. Quando questo non avviene, o la popolazione è talmente ampia da esaurire le risorse, il piccione non ha problemi a volare nei dintorni alla ricerca di cibo.
“Le capacità di volo di un piccione e il suo “raggio d’azione” sono impressionanti: in condizioni di tempo ottimale, può percorrere anche 800 km a una media di 70 km l’ora, per ritornare alla colombaia di origine a cui rimane legato per tutta la vita…”
Un piccione “residente” in piazza Duomo può dunque volare per molti chilometri e ritornare alla base per accudire i piccoli. Qui si apre un’altra questione importante perché il piccione di città è abbastanza prolifico, alcuni la definiscono addirittura infestante: ha la capacità di deporre dalle 15 alle 20 uova nell’arco dell’anno e circa il 40% dei nati raggiungerà l’età adulta. L’assenza di nemici naturali e il continuo espandersi dei territori densamente popolati farebbero però lievitare queste stime al rialzo.
Una questione aperta da tempo
La prima soluzione fu del Sindaco Letizia Moratti che con un’ordinanza del 2008 proibì la vendita di mangimi e vietò di alimentare i piccioni.
Come riporta un vecchio articolo di Ecoblog anche “Il sindaco di Londra ha vietato di dar da mangiare ai piccioni di Trafalgar Square. Dal 2000, anno in cui è diventato sindaco ed ha iniziato a proibire di dar da mangiare ai piccioni in tutta Londra, il numero dei volatili è calato da 4.000 a 1.800. Livingstone ha fatto chiudere i baracchini che vendono granaglie per piccioni, ha fatto multare i turisti che si facevano fotografare con i piccioni e ha anche utilizzato dei falchi per dissuadere i piccioni dal farsi vedere”.
Nonostante questi interventi, ormai adottati in tutte le grandi città, sono alcuni anni che Governo regionale si ritrova a cercare di regolare la popolazione attraverso campagne di abbattimento periodico e mirato per cercare di evitare i danni all’agricoltura.
Contenere la popolazione di questi volatili è particolarmente importante anche perché i piccioni rappresentano un rischio reale per la sicurezza e la salute. Salmonella, influenza aviaria, psittacosi, escherichia coli, sono solo alcune delle infezioni causate all’uomo dal contatto con gli uccelli o con le loro feci.
Foto di copertina: Ajay Zula