“Vittorio Sgarbi non ha nessun titolo e mezza delega per dire sì o no a un’opera”. Entra così, a gamba tesa, il Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.
In realtà il “veto sullo Stadio” di Sgarbi (che non risulta sia stato mai presentato, NdR) era già rientrato un paio di giorni fa dopo le parole del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: “nessun vincolo sul Meazza, decida il Comune sul futuro dello stadio”.
Da li il Sottosegretario Sgarbi ha addolcito la posizione: “Sì al doppio stadio. Sono d’accordo con la proposta del presidente del Senato Ignazio La Russa. Anch’io voglio che nell’area di San Siro restino due impianti, il vecchio Meazza e il nuovo voluto da Milan e Inter. Questo può essere il modo politico e diplomatico per tenere in piedi l’attuale impianto, un’opera importante per la storia di Milano”.
Un po’ in ritardo dunque l’intervento del leader leghista che, intervistato dal direttore de Il Sole 24 Ore Fabio Tamburini a un convegno di Assimpredil Ance, non manca di spingere verso il nuovo impianto: “Chi ha uno stadio di proprietà come la Juventus ha più fatturato: a Madrid hanno fatto un’enorme operazione in pieno centro in mezzo ai palazzi”.
L’impressione è quella di assistere ad un nuovo teatrino fatto di slogan, idee e proposte indecenti già vagliate ma molto tempo. Intanto passa il tempo e il percorso non è ancora tracciato. L’unica cosa certa è che giovedì la Giunta dovrebbe votare una delibera che chiude il percorso del “dibattito pubblico“.
