Potenziare la sanità di prossimità attraverso la realizzazione di Case e Ospedali di comunità. Il documento è stato predisposto dall’Ats Città Metropolitana, in linea con le indicazioni del Ministero della Salute, dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che pone l’accento sul potenziamento dell’area territoriale. I dettagli del piano sono stati illustrati dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana e dalla vicepresidente, assessore al Welfare, Letizia Moratti, assieme al direttore generale di Ats Città Metropolitana, Walter Bergamaschi.
“La Giunta – ha affermato Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia – ha approvato questa delibera destinata al potenziamento della sanità di prossimità, così come previsto dalla legge. Stiamo parlando della realizzazione di Case di comunità e di Ospedali di comunità, il cui progetto simbolo, quello della città di Milano, verrà poi replicato negli altri territori lombardi. A partire dalle province che hanno sofferto di più durante la pandemia”.

L’investimento programmato per potenziare le strutture territoriali è pari a “700 milioni di euro – ha detto Moratti. Di questi oltre 140 sono già stati stanziati con delibere di Giunta nei mesi di luglio e agosto: in particolare 100 milioni per Ats Milano; 11,4 milioni per la Val Camonica e 3 milioni per ciascuna delle altre province. Regione Lombardia – ha proseguito l’assessore al welfare – è la prima a presentare un provvedimento concreto di attuazione del Pnrr, che è inserito nella proposta di legge di riforma sanitaria, e che prevede tempi certi di attuazione”.
Entro dicembre saranno individuati i siti che ospiteranno le strutture per la sanità di prossimità
Per quanto concerne i tempi di attuazione del progetto è previsto che entro la fine del mese venga realizzata una ricognizione dei siti idonei per la realizzazione di Cdc (Case di comunità), Cot (Centrali operative territoriali) e Odc (Ospedali di comunità); entro fine anno l’individuazione precisa dei siti per la loro realizzazione e non oltre marzo 2022 la sottoscrizione dell’accordo col Governo per realizzazione delle strutture, con un contratto istituzionale di sviluppo.
Si tratta di un progetto inedito, il primo in Lombardia, che da Milano si estenderà alle altre province tenendo conto dei programmi presentati dalle Ats (Agenzia di tutela della salute) locali.
Come è nato il “modello Milano”
Il progetto è frutto di una accurata analisi socio-demografica che ha considerato e valutato attentamente una serie di indicatori: numero di abitanti, età della popolazione, densità abitativa, principali patologie con particolare riferimento a quelle croniche e consumi sanitari. Le strutture saranno collocate all’interno della città e prevede l’aggregazione dei Medici di medicina generale (Mmg) sul territorio con i 23 Crt (Centri di riferimento territoriale).
“Le Case della comunità – ha precisato Letizia Moratti – garantiranno l’attività medica e infermieristica sulle 24 ore, 7 giorni su 7, nelle strutture hub (centri di riferimento provinciale); sulle 12 ore, 6 giorni su 7 nelle strutture spoke (presidi ospedalieri territoriali), come previsto dalla duplice organizzazione (hub e spoke)”.
A Milano sono previste 15 case di comunità e 9 Ospedali di comunità mentre nelle altre zone una Casa sarà al servizio mediamente di 50mila abitanti.
L’Ospedale di comunità ospiterà le stesse funzioni della Casa di comunità, con in più tra i 20 e i 40 posti letto a bassa intensità, da gestire in raccordo tra medici di medicina generale (Mmg) e ospedali per acuti.
In capo a un anno attivabili sette strutture per la sanità di prossimità
“Per ogni municipio di Milano – ha spiegato il direttore generale dell’Ats Milano, Walter Bergamaschi – abbiamo immaginato dove riposizionare o riqualificare strutture a seconda delle aggregazioni dei medici. Di queste, 7 sono attivabili entro un anno. È un piano di innovazione del territorio, sotto il profilo dell’assistenza sanitaria, che non ha precedenti. Siamo partiti da ciò che serve ai cittadini. Attualmente gli assistiti riconoscono soprattutto l’ospedale come luogo di cura. Noi con questo nostro progetto vorremmo che i milanesi, per primi, riconoscessero le Case di comunità e gli Ospedali di comunità come nuovi presìdi per la loro salute”.
Coinvolti medici, farmacie, istituzioni locali ed erogatori privati
Un progetto di grande impatto che chiama in causa diversi soggetti. “In primis i medici di medicina generale (Mmg) – ha concluso Bergamaschi – che si sono organizzati in Crt con un coordinatore; poi gli amministratori comunali, le farmacie e gli erogatori privati accreditati. Pensiamo di avere una Casa di comunità ogni 60.000 abitanti per Milano e ogni 45.000 abitanti per il resto della provincia, al fine di favorire una maggiore prossimità dove la densità abitativa è più bassa”.
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