Una guida relativa al trapianto di fegato e due opuscoli per gestire le cure e il ritorno a casa rivolte ai pazienti trapiantati e alle loro famiglie. È l’ultima iniziativa promossa dall’Associazione del Trapianto di Fegato di Bergamo (AATF), realizzata da soggetti che hanno già effettuato l’intervento con il supporto di medici, infermieri, operatori e volontari dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Papa Giovanni XXIII.
Le tre pubblicazioni sono state presentate oggi nel corso di una conferenza stampa svoltasi presso l’ospedale orobico alla quale hanno partecipato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII, Michele Colledan, Direttore del Dipartimento insufficienza d’organo e trapianti della Chirugia Generale 3, Stefano Fagiuoli, professore di Gastroenterologia all’università di Milano-Bicocca e Direttore Dipartimento Area Medica e della Gastroenterologia 1 e Marco Bozzoli, Presidente dell’Associazione Amici del trapianto di fegato.
Nella stesura dei lavori sono stati coinvolti tra gli altri Lorenzo D’Antiga, Direttore Unità di Pediatria, Elena Buelli, coordinatrice prelievi e trapianti, Stefania Camagni, (Chirurgia 3), Maria Grazia Lucà, (Gastroenterologia), Alessandra Meriggio (Psicologia) e Loredana Rota (Ambulatorio e Day Hospital).
Se agli albori degli anni 80 il primo obiettivo era far uscire vivo il paziente trapiantato dalla sala operatoria, grazie alla ricerca scientifica e all’affinamento delle tecniche oggi è possibile ragionare in termini di qualità della vita dello stesso.
Stasi: “Bergamo è tra i centri più attivi d’Europa”
“Il legame a doppio filo che unisce il Papa Giovanni XXIII e il trapianto di fegato – ha ricordato Stasi – affonda le sue radici nella storia stessa di questo ospedale e nella storia dei trapianti in Italia che Bergamo ha contribuito a scrivere in maniera determinante, in particolare in campo pediatrico. Sul fronte di tali trapianti il Papa Giovanni è tra i centri più attivi d’Europa, con casistiche e indici di sopravvivenza che non hanno nulla da invidiare a quelli delle migliori strutture europee e americane”.
L’ospedale bergamasco vanta numeri e risultati d’eccellenza relativamente ai trapianti di fegato sui bambini eseguiti con la tecnica split. Grazie a questa procedura il fegato del donatore può essere diviso in due parti: quella più grande è destinata a un paziente adulto, l’altra a un bambino.
“Nel 2022 abbiamo effettuato un numero di trapianti di organi solidi maggiore rispetto al 2019”, ha aggiunto il direttore generale. Si è passati da 153 ai 156 dello scorso anno. In particolare, sono stati eseguiti 91 trapianti di fegato (di cui 4 da viventi e 4 in trapianti combinati), 38 di rene, 15 di cuore, 10 di polmone, 1 di pancreas e 1 di intestino. Numeri confortanti si registrano anche sul versante dei trapianti di midollo osseo (143) e di cornee (10).
Colledan: “Promuovere e sostenere la cultura della donazione”
Era il 1997 quando a Bergamo si è aperta l’era dei trapianti. “In un quarto di secolo abbiamo rafforzato e innovato quella che resta una delle attività strategiche del nostro ospedale – ha affermato Colledan. Confortati dai dati dei trapianti su pazienti pediatrici e adulti che sono ritornati ai livelli pre-Covid, quest’anno prevediamo di superare il traguardo complessivo dei 2.000 trapianti di fegato”. Colledan ha poi sottolineato quanto sia necessario e importante portare avanti una campagna di sensibilizzazione in merito alla “donazione di organi da persone decedute, la sola possibilità di cura per i tanti pazienti in attesa. La cultura della donazione promossa, tra l’altro, dall’Associazione Amici del trapianto di fegato è un sostegno fondamentale al lavoro di noi medici e chirurghi trapiantologici”.
Fagiuoli: “Professionalità e servizi a sostegno dei pazienti”
“Passione, assoluta dedizione, abnegazione, competenza medica. Sono i valori che accomunano medici e personale sanitario che si sono succeduti nel corso degli anni – ha detto Fagiuoli – e che ancora oggi svolgono con dedizione e impegno la propria attività”.
“Grazie anche al centro di Bergamo che l’ha fortemente voluto in Italia è stato istituzionalizzato il ruolo dell’Epatologo dei trapianti e il Papa Giovanni è la struttura nazionale che ha licenziato il maggior numero di profili. Non solo. Siamo stati tra i primi a formalizzare un servizio di assistenza psicologica strutturata per i pazienti e tra i pochi centri in Europa ad avere un formale programma transizionale, che supporta e accompagna i giovani adolescenti nel percorso verso la vita adulta. Un processo complesso che, da trapiantati, comporta delle difficoltà e degli adattamenti maggiori.
Altra grande peculiarità è quella di figurare tra le prime unità in Italia ad aver predisposto un coordinamento infermieristico per la degenza e il day hospital, un servizio di cui giovano i medici e i pazienti. Il loro ruolo è straordinario – ha concluso Fagiuoli – e prodotti come la guida al trapianto è bene che siano scritti anche dai trapiantati”.
Bozzoli: “Una corretta informazione in un momento delicato della vita”
Nel ricordare come “il trattamento antivirale dell’epatite C abbia ridotto il numero di pazienti che necessitano di un trapianto”, Bozzoli si è soffermato sulla funzione della guida e degli opuscoli che “completano ma non sostituiscono le informazioni e le prescrizioni date ai pazienti dal medico curante”.
L’obiettivo primario è quello di “aiutare ad affrontare le cure e l’intervento in modo consapevole, attraverso la corretta informazione. Non può risolvere tutti i dubbi e le perplessità, ma intende essere uno sostegno forte e credibile a chi cerca risposte in un momento delicato della propria vita”.